Secondo i dati definitivi pubblicati da Istat ed Eurostat[1], l’inflazione in Europa, e in Italia in particolare, continua ad essere decisamente alta. L’indice NIC (indice Nazionale per l’Intera Collettività), tarato sulle specificità dei consumi italiani, è aumentato dello 0,3% in un mese e del 7,6% in un anno. È un rallentamento, perché ad aprile l’inflazione era all’8,2%, ma è comunque un livello altissimo, rispetto all’obiettivo del 2%. Si dice sempre che i prezzi che corrono sono quelli dei prodotti alimentari e delle bollette energetiche. Ma se si considera l’inflazione cosiddetta di fondo, cioè che esclude i prodotti alimentari freschi e i costi energetici, l’inflazione rimane al 6%, quindi altissima. È evidente, pertanto, che l’aumento dei prezzi sta in realtà colpendo ancora un po’ tutti i prodotti.
In questo articolo confronteremo l’inflazione in Italia con quella negli altri paesi europei. In altri articoli, invece, proponiamo un approfondimento sui prodotti alimentari e sulle bollette di casa.
L’inflazione in Europa
Il confronto tra i paesi europei viene fatto mediante il cosiddetto indice IPCA, cioè armonizzato tra tutti i paesi europei secondo norme definite da Eurostat, perciò con lievi differenze rispetto all’indice NIC. L’uniformità dei criteri garantisce una migliore confrontabilità degli indici. Secondo l’indice IPCA l’inflazione annua in Italia a maggio è stata dell’8,0%, quindi lievemente più alta rispetto a quella misurata con il NIC. Si tratta comunque di un valore più alto sia rispetto alla media dell’Unione Europea (7,1%), sia rispetto alla sola Area Euro (6,1%). Nella mappa, gli stati di colore verde scuro hanno un’inflazione intorno al 2%. Quanto più si schiariscono e puntano al giallo, tanto più l’inflazione sale. Gli stati con colore giallo hanno un’inflazione superiore al 10%. Poi si distingue l’Ungheria, dove l’inflazione è addirittura sopra al 20%. L’Italia si pone tra i paesi con un’inflazione medio-alta, inferiore al 10%, ma superiore al 5%.
L’inflazione secondo diversi capitoli di spesa
Riprendiamo allora i dati dell’indice NIC, con uno sguardo più lungo rispetto a un anno. Nei due grafici che seguono è rappresentato, in alto, l’andamento del solo indice generale e, in quello più in basso, anche di alcuni specifici capitoli di spesa. Il periodo di tempo considerato va da gennaio 1996 a maggio 2023, quindi un periodo di quasi 30 anni.
Fino al 2008 (quindi per oltre 10 anni), l’indice NIC è cresciuto in modo piuttosto costante, a un tasso all’incirca del 2%. A partire dal 2008, l’inflazione ha cominciato a essere più irregolare, ma sostanzialmente ha continuato a seguire lo stesso andamento. È con il covid che tutto cambia. In un primo tempo la crescita dei prezzi si è fermata. Poi, da gennaio 2021, l’inflazione ha cominciato a salire, prendendo una spinta sensibile da ottobre 2021 (prima della guerra all’Ucraina) e sempre più decisa fino a oggi. Lo sguardo di lungo periodo ci consente di constatare che la spinta inflazionistica si avverte da ormai quasi tre anni, cioè ben prima che scoprissimo, alla fine dello scorso anno, che i prezzi crescevano a un tasso del 12%!
Ma quali sono le voci di spesa che crescono di più? Nel secondo grafico le mostriamo insieme all’indice generale. L’Istat distingue 12 grandi capitoli di spesa. In prevalenza seguono, in sostanza, l’andamento dell’indice generale. I due che rappresentiamo, invece, hanno decisamente un andamento più anomalo. Da una parte ci sono i prodotti alimentari, il cui indice a novembre del 2021 era all’incirca lo stesso di quello generale, mentre ora è decisamente più alto. L’altro sono le spese per l’abitazione, che da settembre 2021 hanno cominciato a crescere in modo impressionante.
Conclusioni
Nei due articoli di approfondimento cercheremo di chiarire meglio che cosa accade alle due voci di spesa più critiche. Qui proponiamo delle considerazioni generali. L’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari è piuttosto generalizzato. Quello delle spese per la casa è dovuto prevalentemente all’aumento delle bollette di energia. (È quanto emergerà dagli articoli di approfondimento).
In un precedente articolo avevamo rilevato come i prezzi alla produzione dell’industria negli ultimi 3-4 anni siano cresciuti in modo impressionante, assai di più di quelli al consumo, cioè dell’inflazione. I prezzi dell’industria sono stati colpiti in maniera assai più intensa di quelli al consumo dalle bollette energetiche. Però, da dicembre le bollette dell’industria stanno calando a picco, per quanto siano ancora altissime. Anche quelle delle famiglie sono fortemente calate, per quanto anch’esse siano ancora a livelli altissimi. È sugli altri beni che non si riscontra alcun calo.
Sia la Presidente della BCE, sia il Presidente della Banca d’Italia hanno fortemente invitato le aziende, proprio in virtù del ridimensionamento dei loro costi, a contenere i propri prezzi di vendita. Ma di questo monito, nei prezzi al consumo, non si vede proprio traccia. Perché allora il gotha dell’industria italiana, dinanzi alla relazione del Presidente della Banca d’Italia, ha applaudito così festoso? Hanno capito o no quello che il Presidente ha detto loro?
Grafici realizzati in Tableau Public
© L’Irriverente, 2023
[1] Il comunicato stampa con cui sono stati comunicati i dati può essere consultato e scaricato al seguente link: https://www.istat.it/it/archivio/285711. I dati di dettaglio sono pubblicati nella banca dati online dell’Istituto. I dati Eurostat sono consultabili al seguente link: https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/view/PRC_HICP_MANR__custom_3761882/bookmark/table?lang=en&bookmarkId=4ad27e6f-358a-4a3d-82a0-587d69a833eb.
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