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25 aprile: il senso della Festa della Liberazione e le sue origini storiche

Il 25 aprile 1945 l’Italia non fu liberata. Ma quel giorno fu lanciato un grido di popolo, che proclamava anzitutto la propria liberazione morale dal torpore umano e civile che il fascismo aveva comportato.

La Festa della Liberazione che si celebra il 25 aprile è una delle ricorrenze civili più importanti del nostro calendario. Eppure, tutti gli anni si scatena un vespaio di polemiche. Il che è assurdo: è mai possibile che, a quasi un secolo dai fatti, ci sia ancora chi affronta questa festività con gli occhi obnubilati dall’ideologia? Che la Liberazione celebrata da questa data abbia costituito un momento fondamentale nella Storia del nostro Paese non possono esserci dubbi. Si può comprendere la nostalgia della gioventù di chi quei giorni ha vissuto. Ma oggi ci si aspetterebbe uno sguardo retrospettivo distaccato e storicamente oggettivo. Chi, d’altronde, parlerebbe delle guerre puniche ponendosi dalla parte dei Romani o dei Cartaginesi?

Questo è lo sforzo che ci proponiamo in questo articolo. Riportare i fatti. E distinguere bene i fatti dalle valutazioni, ispirandoci alla lezione di Erodoto. Per quanto ne saremo capaci.

 

Che cosa festeggia il 25 aprile?

Il decreto luogotenenziale n. 185 del 1946 recita al primo articolo che “a celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale.” Il testo legislativo parla di liberazione. Ma liberazione da che cosa? Questo dettaglio, che potrebbe apparire scontato, non lo è affatto. Si parla di liberazione dell’intero territorio nazionale. Ma non si specifica da che cosa. Proviamo, allora, a capire meglio che cosa accadde il 25 aprile.

 

Che cosa accadde il 25 aprile 1945?

Dunque, che cosa accadde quel giorno? Ci fu una battaglia decisiva? … no … Tedeschi e fascisti si arresero ad Alleati e antifascisti? Nulla di tutto questo.

Ci fu un proclama. La Pianura Padana e le Alpi, grosso modo, erano ancora, in parte, sotto il controllo dei Tedeschi e dei fascisti. L’esercito Alleato era ancora sotto il Po, ma ormai stava arrivando. Tedeschi e fascisti erano allo sbando e in quell’area avevano come unici avversari i partigiani. Che tuttavia avevano assunto il controllo di buona parte del territorio. Le forze partigiane erano coordinate da quello che si definiva il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. La sede del Comitato era a Milano. Ma a Milano c’era anche Mussolini. E c’erano anche i Tedeschi. Allo sbando.

Il 25 aprile 1945 i dirigenti del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamarono alla radio lo sciopero generale e l’intimazione ai Tedeschi e ai fascisti di “arrendersi o perire”[1]. In seguito al proclama, Mussolini, nel tardo pomeriggio, abbandonò Milano. Il proclama non fu concordato né con gli alleati né con l’esercito italiano o il re. Fu un’autonoma iniziativa del Comitato di Liberazione Alta Italia.

 

In seguito al proclama tutti i Tedeschi e i fascisti si arresero?

Il proclama fece precipitare le cose. Tuttavia, in verità, Tedeschi e fascisti non si arresero ovunque. Le truppe Alleate entrarono a Milano il 29 aprile. A Venezia si combatté fino al 28. Sul Mincio e a Trieste si combatté fino al 30. La fine formale delle ostilità si ebbe con la resa firmata dai Tedeschi con gli Alleati il 29 aprile a Caserta, resa con cui le parti stabilirono la fine delle ostilità in Italia a partire dal 2 maggio.

In quella pace né i fascisti, né il Comitato di Liberazione Nazionale dei partigiani, né il Re, il Governo o l’Esercito Regio ebbero alcun ruolo.

 

Ma allora, il 25 aprile che Liberazione è?

Al di là della retorica, il 25 aprile 1945 è soprattutto un simbolo. Tra il 1943 e il 1945 in Italia si combatterono due guerre. Una, fra potenze straniere, fu quella combattuta dagli Alleati contro i Tedeschi. L’altra, tutta italiana, tra i fascisti, accanto ai Tedeschi per scacciare gli Alleati, e i partigiani antifascisti nei territori in cui non erano ancora arrivati gli Alleati, che avanzavano da sud. La lotta partigiana era nata contro i Tedeschi invasori e combatteva i fascisti solo perché questi erano al loro fianco. Ma alla fine, l’essersi poste le due parti (antifascisti e fascisti) in appoggio dei due opposti eserciti, comportò che alla guerra tra Alleati e Tedeschi si affiancò una guerra civile tra italiani. Ai due eserciti italiani di popolo, peraltro, (quello dei fascisti e quello dei partigiani) si aggiungeva il Regio Esercito, cioè i soldati militari italiani che, in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943, combattevano accanto alle forze Alleate.

Se la guerra tra Tedeschi e Alleati ebbe una pace (quella firmata a Caserta), la guerra civile no. Non ci fu una battaglia decisiva. E non ci fu una resa. La guerra civile, che era di fatto di supporto ad Alleati e Tedeschi, finì con la loro pace. Rispetto alla quale, però, né i fascisti, né i partigiani, né il Governo Regio ebbero alcun ruolo.

Dopo la fine della guerra, dunque, mancava all’Italia una data in cui, non solo riconoscere l’uscita dal conflitto, ma in cui gli italiani potessero riconoscersi protagonisti. Il 25 aprile cadde a fagiolo. Era il grido liberatorio di un popolo contro chi lo aveva brutalmente invaso (i Tedeschi) e condotto a quel disastro (i fascisti).

Questo fu la Liberazione.

 

Conclusioni

Il prossimo 25 aprile si sentiranno cannonate di stucchevole retorica. La lotta partigiana non ci ha liberato dal nazifascismo. Fino a che gli Alleati non sbarcarono sulle coste italiane e fu annunciato l’armistizio, di lotta partigiana non si vide neanche l’ombra. E se non ci fosse stato l’esercito Alleato, i partigiani da soli non avrebbero liberato neppure un paesello di 10 anime. Al contrario, l’esercito alleato, senza il contributo dei partigiani, avrebbe comunque liberato l’Italia.

La lotta partigiana non fu né necessaria né sufficiente a liberarci dal fascismo. Ma fu fondamentale. Perché servì agli italiani per ricostruire le forze politiche, che in quella lotta ritrovarono coesione e vigore, dopo 20 anni di torpore fascista. La Liberazione del 25 aprile, allora, è la festa di un popolo che si risvegliò dal torpore, che ritrovò, nei partiti che lo guidarono, il tracciato che lo avrebbe condotto a una svolta, quella, sì, davvero epocale, della Repubblica e della Costituzione.

Il proclama del 25 aprile fu il primo passo di quel cammino, un grido liberatorio che era anche un risveglio e un riscatto morale. Fu una liberazione dell’anima, prima ancora che di terre.

Eppure, quanti tra coloro che si riempiranno la bocca di parole, il prossimo 25 aprile, avranno davvero la consapevolezza di ciò che quel giorno significa? Potete scommetterci. Vi basteranno le dita di una mano.

 

 

Postilla bibliografica e una citazione

Di libri sulla guerra partigiana e sulla Liberazione ne sono usciti a bizzeffe. Personalmente mi permetto di consigliarne uno solo, tra i più recenti e che considero il più completo: Storia della Resistenza, di Mimmo Franzinelli e Marcello Flores (Editori Laterza, 2019). Il libro ha un approccio rigorosamente storico, scevro da pregiudizi politici di sorta, fondato su una mole stupefacente di documenti, ma con uno stile assolutamente abbordabile, anche per i non specialisti. Una boccata d’aria fresca per chi vorrà stare lontano dalle bordate di stupidinite che investiranno i palchi del 25 aprile.

Il libro comincia con una citazione che mi sento di riprendere, perché rappresenta, a mio giudizio, con efficacia ineguagliata, il senso della lotta partigiana e del 25 aprile:

“Rifiutiamo per noi le penne del pavone. Sono gli Alleati che hanno sconfitto il nazismo e la sua triste appendice. Dietro di essi abbiamo vinto anche noi. Non è stato un miracolo, ma è stato il riscatto di fronte al mondo e all’avvenire dell’onore nazionale; e questo riscatto, pagato col dono così grave del sangue più generoso, resta una cosa grande nella storia del paese, che pareva civilmente e moralmente paralizzato dall’inquinamento fascista.”
(Ferruccio Parri, 1971)

 

© L’Irriverente, 2023

 

 

 

[1] Il proclama del 25 aprile 1945 è riportato in moltissimi siti e in tutti i libri dedicati al tema. A puro titolo di esempio, proponiamo il link a uno degli innumerevoli video su YouTube che lo riportano nella voce radiofonica originale di Sandro Pertini: https://www.youtube.com/watch?v=QRsjGQqvu88.

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