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Affitti: perché i proprietari di case sono restii ad affittarle?

Le recenti polemiche sollevate da taluni sindaci contro i proprietari di case che preferiscono non affittare le proprie case a favore di affitti a breve termine sono demagogiche e assolutamente inqualificabili. Oltre che in malafede. Perché i proprietari di casa sono restii ad affittare i loro appartamenti? Questa è la domanda che ci si dovrebbe porre. E quei sindaci conoscono bene la risposta. Ma preferiscono nascondere la cenere sotto al tappeto. Come è tipico dei ceti dirigenti di questo paese.

Il recente caso di studenti, che hanno manifestato in alcune grandi città a causa del caro-affitti, ha indotto alcuni sindaci a polemizzare contro la tendenza agli affitti brevi, che, a sentire loro, alterano il mercato. Non parliamo poi delle case sfitte! Non voglio entrare nel merito della protesta dei giovani studenti, che per molti aspetti hanno le loro buone ragioni. Ma quei sindaci, no. Loro proprio no: se avessero un minimo senso della decenza (cosa della quale dubito), si dovrebbero vergognare. Se quegli studenti sono per le strade è anzitutto perché nelle città non ci sono strutture per accogliere gli studenti. All’estero si istituiscono campus universitari, ambienti specifici gli studenti dove possano alloggiare, socializzare e studiare. Da noi no. Chi ha delle responsabilità, sistematicamente scantona, schiva e addita da un’altra parte.

In questo caso, sono stati additati i proprietari di case. Ma perché mai un proprietario di casa dovrebbe avere più interesse ad affittare il proprio appartamento per breve tempo, anziché a lungo? Per lui significa spendere molto più tempo nella gestione della successione degli affitti. Non parliamo di che cosa gli costa tenere una casa sfitta. E allora perché lo fa? Voglio dedicare questo articolo a una storia, che secondo me è emblematica per comprendere certe ritrosie dei proprietari di casa.

 

Peripezie di un proprietario di casa

Un mio conoscente (mi si consentirà di conservarne l’anonimato) aveva investito una somma in un appartamento in una zona abbastanza centrale di una grande città. Per lui era un investimento. Lo mise in affitto. Finché, uno degli inquilini smise di pagare. Cominciarono i solleciti verbali. Poi dovette contattare un avvocato, per passare a solleciti formali. Niente. Fino a che si arrivò all’ingiunzione di sfratto. In tutto questo tempo (anni), il suo investimento non aveva reso più un soldo e, anzi, aveva dovuto pagare, oltre a tasse su tasse, le parcelle dell’avvocato e le spese legali.

Dopo lo sfratto, quando il mio conoscente entrò finalmente in casa, credette che il calvario fosse finito. Invece non era neanche a metà del guado. La casa era in uno stato disastroso: pezzi di pavimento divelti, muri scrostati, mobili in uno stato pietoso, bagno infrequentabile. Praticamente dovette spendere nell’ordine delle decine di migliaia di euro per rimetterlo a posto (dopo le già diverse migliaia versate per ottenere lo sfratto).

Nel frattempo, non ha mai smesso di inseguire l’inquilino, per farsi pagare gli arretrati e i danni. Sono passati ormai anni dallo sfratto. I danni subiti dal suo appartamento sono stati contabilizzati e riconosciuti da un giudice. È stato anche riconosciuto che l’ex-inquilino è in condizione di pagare. Tutto. Ma si è dato alla macchia. I giudici, sistematicamente, intervengono ingiungendo il blocco dei suoi conti bancari. Ma (e questa è la ciliegina sulla torta) lo preavvisano. Così lui ha tutto il tempo per spostare i soldi prima che il blocco avvenga e il mio conoscente rimane sempre con un pugno di mosche in mano. Anzi. Neanche quelle. Perché ogni volta che si rivolge a un giudice, sono spese legali da sostenere e parcelle dell’avvocato da pagare.

 

La morale della storia

Il mio conoscente, dopo questa terribile (e ancora inconclusa) vicenda, non ha più intenzione di dare il proprio appartamento in affitto, a meno che non conosca l’inquilino. Oppure per soggiorni brevi, perché, in questo caso, incidenti come quelli subiti non possono più accadere e, al più, se l’inquilino non paga, si perde una quota di affitto minimale. Perché mai dovrebbe fare diversamente?

Non credo proprio che il caso del mio conoscente sia atipico. Di storie di questo genere ce ne sono a bizzeffe. Per una ragione molto semplice: che il nostro sistema giuridico, non tanto per le sue leggi, quanto per il modo in cui vengono applicate, premia sistematicamente il furbetto del quartierino e vessa altrettanto sistematicamente il cittadino onesto che rispetta con scrupolo le leggi.

Queste cose, quei sindaci ciarloni le sanno benissimo. Se davvero vogliono che nelle loro città i proprietari di case mettano a disposizione gli appartamenti che possiedono, si adoperino affinché gli inquilini onesti non subiscano le angherie di proprietari profittatori; ma anche affinché proprietari onesti non subiscano i soprusi di inquilini disonesti e in malafede.

Ad oggi, accade tutto il contrario.

 

© L’Irriverente, 2023

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