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Rimodulazioni tariffarie di telefonia: istruzioni al disuso

Ultimamente i quattro leader di mercato della telefonia continuano a imporre delle rimodulazioni tariffarie, cioè a cambiare le tariffe dei loro clienti con le scuse più becere. In alcuni casi, cercando di aggirare le leggi con atteggiamento truffaldino. Come funzionano e come difendersi.

Alcuni operatori di telefonia continuano con la pratica periodica di alzare le loro tariffe con pratiche subdole. Questi aumenti vengono spesso definiti rimodulazioni tariffarie. Non tutti gli operatori le fanno, ovviamente. I professionisti di queste pratiche sono soprattutto quattro: Fastweb, Tim, Vodafone e Wind. In questo articolo facciamo il quadro di come funzionano le rimodulazioni tariffarie e di come ci si può difendere. Per una volta, non faremo ricorso a grafici.

 

 

Come funzionano le rimodulazioni tariffarie

Quando si attiva una nuova tariffa, si stipula un contratto. Il contratto stabilisce, tra le altre cose, i costi che il cliente deve sostenere. Il costo principale è un canone mensile, a cui si aggiunge un eventuale canone per l’uso del modem (per la telefonia fissa) o del telefonino (per la telefonia mobile, con una tariffa telefono incluso). In verità ci sono anche altri costi. Per esempio, quasi sempre ci sono dei costi di attivazione, che nella telefonia fissa sono chiamati effettivamente costi di attivazione, mentre nella telefonia mobile sono mascherati dal costo della sim. Si prevede, poi, soprattutto per la telefonia fissa, un costo di disattivazione. Si tratta di un costo famigerato, che esiste quasi solo in Italia e costituisce una grave limitazione della concorrenza, perché disincentiva il cambio di operatore, cioè la libera circolazione dei clienti[1]. Talvolta, il contratto prevede una durata minima (tipicamente 24 mesi): se il cliente recede prima, è tenuto a pagare una penale, oltre ai costi di disattivazione.

Per effettuare una rimodulazione tariffaria, cioè aumentare il costo di una tariffa, l’operatore deve cambiare le condizioni contrattuali. Per farlo, deve inviare una comunicazione al cliente, il quale ha 30 giorni per recedere senza costi. Ciò significa che ha 30 giorni per abbandonare l’operatore, passare eventualmente ad altro operatore, senza pagare costi di disattivazione, né eventuali penali di recesso.

 

 

Gli inghippi del sistema

Fin qui sembrerebbe tutto piuttosto liscio. L’operatore mi avvisa. Io mi regolo. Ho un mese di tempo. Se le nuove condizioni non mi piacciono, cambio. Semplice, no? … Apparentemente sì, ma anche no! Perché tutta l’operazione sarebbe semplice se:

  • L’operatore inviasse una comunicazione scritta specifica all’indirizzo dell’utente, magari con indicazione chiara sulla lettera che si comunica un cambio delle condizioni contrattuali.
  • L’operatore si preoccupasse di chiamare il cliente (ha un numero di telefono …), per avvisarlo dell’imminente comunicazione.
  • L’operatore inviasse un’email all’indirizzo del cliente per avvisarlo dell’imminente comunicazione.
  • Si adottassero forme che garantiscono l’effettiva ricezione della comunicazione da parte del cliente.
  • Nel caso di noleggio di apparati (per esempio il modem, o un telefonino), l’operatore si preoccupasse di recarsi presso il cliente per il loro ritiro.
  • Nel caso di acquisto di apparati a rate (per esempio, un telefonino), il cliente potesse continuare a pagarlo a rate.

Sarebbe semplice, no? Si tratterebbe, peraltro, di regole ovvie e intuitive, che tutelerebbero il cliente e obbligherebbero gli operatori a pensarci bene prima di assumere iniziative discutibili.

Invece, no. Le cose sono organizzate affinché al cliente possano essere infilate più dita nel naso possibili.

 

 

Il problema della comunicazione

Anzitutto la comunicazione. In grandissima prevalenza, oggi, gli utenti di telefonia non ricevono neanche una bolletta. Nel caso della telefonia fissa, si riceve una bolletta online, poi si paga direttamente con carta di credito o con addebito sul conto corrente. Quanti vanno a guardare la propria bolletta online? E quanti l’addebito sul conto corrente? Per vedere la bolletta online, peraltro, il più delle volte ci si deve registrare nel sito, quindi anche l’accesso alla bolletta non è immediato. Nel caso della telefonia mobile, poi, i contratti sono prevalentemente prepagati; quindi, di bollette non se ne ricevono proprio! Come fa allora l’operatore ad avvisare il cliente?

Semplice: nel caso della telefonia fissa si riceve una comunicazione allegata alla bolletta online; nel secondo caso, il più delle volte, un sms. Spesso la comunicazione viene inserita anche negli account personali dei clienti. Oggi la bolletta online non la guarda quasi nessuno. Quei pochi che la guardano non è detto che capiscano che c’è infrattata la comunicazione di una rimodulazione tariffaria, perché mica se l’aspettano! Perciò, il più delle volte non si accorgono di nulla. L’sms tendenzialmente finisce pure peggio. La pagina personale viene consultata talmente raramente e per fare operazioni talmente standard, che anche in questo caso il più delle volte l’utente non si accorge di nulla. Il risultato è che in grandissima prevalenza queste comunicazioni sfuggono completamente agli occhi degli interessati.

D’altra parte, non si prevede alcuna forma di garanzia che attesti che il cliente ha effettivamente visionato la comunicazione, quindi, per la legge, l’invio della comunicazione da parte dell’operatore, quale che sia la forma, lo libera da qualunque responsabilità. Si crede che l’operatore abbia qualche interesse a garantirsi che i suoi clienti l’abbiano letta? …

 

 

Come procedere alla disdetta e la gestione degli apparati

Ammesso e non concesso che il cliente si sia reso conto di ciò che gli sta per capitare, viene il momento in cui si deve procedere alla disdetta. Nel caso della telefonia mobile, in fondo non sarebbe così complicato. Si passa ad altro operatore, si richiede la portabilità del numero (magari con la portabilità del credito) e il gioco è fatto. Se però si hanno dei vincoli contrattuali, la questione è più complicata. Se per esempio si ha un vincolo di 24 mesi e si è ancora al 15° mese, passando ad altro operatore si dovrebbero pagare le penali per recesso anticipato. E anche nel caso non si avessero penali da pagare, si dovrebbe comunque comunicare all’operatore l’intenzione di recedere dal contratto. Se addirittura, insieme alla tariffa, si era acquistato un telefonino pagandolo a rate, a quel punto l’operatore cercherà di convincerci che si è costretti a pagare la quota rimanente del telefonino in un’unica soluzione (in verità, la legge consente che si continui a pagare le rate!). Tutto questo deve essere fatto entro i famosi 30 giorni!

Le cose sono ancora più complicate nel caso della telefonia fissa. In questo caso, infatti, che ci piaccia o no, si dovrà anche restituire il modem. Ogni operatore ha la sua procedura: chi impone di restituirlo per posta, chi di rispedirlo in qualche modo, chi ad andare presso un punto vendita. Ci si scordi che vengano a prenderlo a casa nostra. Per farlo, ci si dovrà muovere con le proprie gambine!

 

 

Come difendersi dalle rimodulazioni

Come dicevamo, non tutti gli operatori sono avvezzi a questo tipo di pratiche. Di fatto, i prìncipi in questo settore sono Fastweb, Tim, Vodafone e Wind Tre. Tiscali ha fatto la sua ultima rimodulazione tariffaria nel 2019.  La prima regola, dunque, è: evitate questi operatori. Sia la telefonia fissa, sia, soprattutto, la telefonia mobile sono stracolme di operatori, anche eccellenti, che non solo hanno spesso tariffe convenienti, ma che non fanno di queste cose. Il primo modo di difendersi è proprio quello di abbandonare operatori che non hanno alcun rispetto per i loro clienti.

Qualora si voglia comunque usufruire dei servizi di questi operatori, qualunque siano le ragioni e le convinzioni personali, ci sono due regole fondamentali: anzitutto, controllare sempre le bollette e il proprio account sul sito dell’operatore; in secondo luogo, consultare periodicamente nel sito dell’operatore la pagina delle informazioni al consumatore. Lì, infatti, vengono riportate con anticipo le informazioni sulle rimodulazioni.

 

 

Le ultime iniziative

Per aiutare a comprendere come funzionano le rimodulazioni tariffarie, abbiamo preparato una scheda, in cui descriviamo le ultime rimodulazioni degli operatori e aiutiamo a trovare la pagina internet dove essi nascondono le informazioni relative.

Tra di esse segnaliamo quelle particolarmente gravi di Tim e Wind. Con gli ultimi cambiamenti di condizioni contrattuali, infatti, questi operatori intendono inserire una clausola che prevede un adeguamento automatico delle tariffe all’inflazione. In questo modo, l’aumento delle tariffe non costituirebbe una modifica delle condizioni contrattuali e consentirebbe al cliente di recedere senza costi. Si tratterebbe di un espediente meschino e squallido di aggirare l’esplicito obbligo di legge che attribuisce ai clienti il diritto di recedere senza costi in caso di cambiamento unilaterale delle condizioni del contratto, cambiamento che, ovviamente, possono imporre solo le aziende e mai i clienti.

Peraltro, segnaliamo che in questo momento questa clausola è già stata inserita nelle condizioni contrattuali in vigore per i nuovi clienti di Wind Tre, sia di telefonia fissa che di telefonia mobile. Pertanto, sconsigliamo assolutamente la sottoscrizione di nuovi contratti con questo operatore.

Ci chiediamo come gli amministratori delegati, i presidenti e i consigli di amministrazione di queste aziende, che avvallano comportamenti di questo genere, non si vergognino di assumersi la responsabilità di simili meschinità, degne di un’accolita di truffatori da furbetti del quartierino. Possibile che non ne percepiscano il miserabile avvilimento?

 

© L’Irriverente, 2023

 

[1] Non solo il costo di disattivazione è un grave vincolo alla concorrenza, ma è anche una forma di costo stupida. Di fatto, è l’equivalente di una pratica protezionistica da parte di uno Stato: magari nel breve periodo sembra produrre effetti positivi, ma alla lunga ristagna i commerci e uccide tutte le economie. Le aziende che cercano di limitare la circolazione dei clienti in un mercato fanno esattamente lo stesso: lo rendono asfittico.

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