Dalla mezzanotte di ieri il prezzo della benzina e dei carburanti è improvvisamente cresciuto di 12,2 centesimi. In teoria. Ma anche no … Il fatto è che a maggio il Governo Draghi, per contrastare l’infiammarsi dell’inflazione, decise, tra l’altro, di ridurre le accise sui carburanti di 20 centesimi. Ora, dalla mezzanotte del 1° di dicembre, tale riduzione è stata contratta a 10 centesimi. Il risultato è che le accise tornano a pesare per 10 centesimi al litro in più. Tuttavia, sulle accise si applica anche l’Iva, del 22%, perciò l’aumento effettivo delle tasse sul carburante è di 12,2 centesimi. Proviamo a misurare l’impatto teorico sul prezzo della benzina e poi andremo a verificare che cosa sia accaduto davvero.
Che cosa sarebbe dovuto accadere?
Sulla base dei dati pubblicati dal Weekly Oil Bulletin della Commissione Europea, pubblicati ieri, il prezzo medio della benzina praticato la settimana scorsa in Italia era di 1,660 euro al litro . Con un aumento di 12,2 centesimi, il prezzo medio al litro dovrebbe salire a 1,782. Si tratterebbe di un aumento del 7,4%. Decisamente, tutt’altro che marginale!
Sul versante del gasolio, gli effetti sarebbero estremamente simili. Il prezzo medio del gasolio, secondo il Weekly Oil Bulletin, la settimana scorsa era di 1,748 euro al litro. Con un aumento di 12,2 centesimi, il prezzo medio al litro dovrebbe salire a 1,870, cioè del 7,0%.
Per dirla in termini molto terra terra: un pieno di 50 euro passerebbe a 53,5 euro. Se si facesse un carico simile ogni settimana, l’aumento di costo, in un anno sfiorerebbe i 200 euro. Se in famiglia le automobili sono due, si sfiorerebbero i 500 euro in un anno. Per chi facesse un uso più intenso dell’automobile, decisamente l’impatto si farebbe sentire.
Che cosa è accaduto davvero?
Abbiamo voluto verificare, tuttavia, che cosa sia davvero accaduto nei distributori italiani. A questo scopo abbiamo scaricato i dati dell’Osservatorio Carburanti di quello che oggi è chiamato il Ministero delle Imprese e del Made in Italy . Ogni giorno il Ministero pubblica i dati praticati il giorno precedente in tutti i distributori italiani. Perciò abbiamo scaricato i dati di ieri e di oggi, relativi rispettivamente al 30 novembre (l’altro ieri) e al 1° dicembre (ieri). Rispetto a una settimana fa, i prezzi dell’altro ieri erano più bassi, perché risentivano della diminuzione del petrolio, perciò siamo piuttosto certi che gli aumenti non sono stati anticipati.
Il GRAFICO che segue illustra la distribuzione degli aumenti. Ebbene, per il momento, come si può notare, tendenzialmente non ci sono stati.
Nella TABELLA che riportiamo presentiamo alcuni dati sintetici e illustrativi: su oltre 66mila prezzi considerati, quasi il 7% è stato addirittura diminuito (c’è chi ha diminuito il prezzo di oltre 1 euro!) e la metà è rimasto invariato. Mediamente gli aumenti sono stati sì e no di 4 centesimi. I prezzi che hanno recepito l’aumento delle accise sono l’8% di tutti i prezzi considerati e oltre il 20% ha praticato un aumento nell’intorno delle accise. Solo lo 0,2% dei prezzi ha comportato un aumento di oltre 15 centesimi, fino a un massimo di 57 centesimi.
Conclusione
Insomma, per una volta possiamo sotterrare la nostra solita ascia di guerra polemica e registrare che i tanto paventati aumenti, almeno per il momento, non ci sono stati. In questo senso va il nostro plauso alle compagnie petrolifere e ai gestori degli impianti. Speriamo che duri …
Non altrettanto, tuttavia, possiamo frenarci nei confronti del Governo. Non più tardi dell’altro ieri l’Istat ha pubblicato i dati provvisori sull’inflazione, che per il mese di novembre si confermerebbe intorno al 12%! In una situazione inflattiva di questo genere, non era forse il caso di evitare un aumento dei prezzi dei carburanti, che tanto incidono sull’inflazione? Ma si sa, le benzine sono sempre state un facile canale per fare cassa da parte dello Stato … continuiamo pure così!
© L’Irriverente, 2022
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