Al ritorno dalle vacanze, all’improvviso, il mondo sta scoprendo che il Superbonus 110%, come viene chiamato, ci costerà un disastro … ohibò! Proviamo a fare chiarezza. E anche ad aiutare, chi avrà la pazienza di leggerci, a capire coi numeri le dimensioni e il significato di ciò di cui stiamo parlando. Lo faremo avvalendoci di un documento ufficiale: il Rapporto ENEA sul Super Ecobonus 110%, pubblicato ai primi di settembre e che offre lo stato dell’arte al 31 agosto[1].
I numeri di ENEA
Al 31 agosto, gli edifici interessati da lavori che godono dell’agevolazione sono 425.351. Complessivamente, gli investimenti ammessi a detrazione sono pari a 85miliardi di euro. Ciò significa che lo Stato dovrà rimborsare fiscalmente, nel corso degli anni, 93miliardi di euro[2]. Attualmente è stato realizzato l’82% dei lavori ammessi alla detrazione, per un valore complessivo di 69,6miliardi di euro; tra questi, gli oneri già maturati a carico dello Stato sono pari a 76miliardi.
Da un punto di vista numerico, gli edifici più interessati dall’incentivo sono unifamiliari (236.473), contro i 73.837 condomini. Per l’investimento, però, le posizioni si invertono: nei condomini siamo a 47miliardi, mentre negli edifici unifamiliari a 28miliardi. Si nota, peraltro, anche la presenza di 6 castelli, con un investimento complessivo di 1,6 miliardi.
Sono tanti o pochi gli edifici interessati?
Anzitutto vien da chiedersi: ma alla fin fine questa operazione ha coinvolto tanti o pochi edifici? In effetti, già a naso, poco più di 400mila non sembrano così tanti. In effetti, se andiamo a vedere i dati Istat[3], gli edifici residenziali sono (sulla base del censimento del 2011) all’incirca 12milioni in Italia. Il che significa che, approssimativamente, la misura ha riguardato tra il 3-4% degli edifici. Se l’obiettivo era dare una svolta al loro potenziale energetico, mi sembra di poter dire che la svolta non è stata propriamente epocale.
L’impatto della misura sul comparto delle costruzioni
Uno dei principali vanti dei fautori della misura è che essa ha incentivato l’edilizia e ha consentito una ripresa del settore, dopo il drammatico collasso della pandemia. A questo riguardo, è utile andare a consultare, ancora una volta, i dati Istat[4]. Ci sono due tipi di dato che consentono di farsi un’idea dell’impatto della misura: quelli sul valore aggiunto e l’indice della produzione delle costruzioni.
Partiamo da quest’ultimo. Il valore rappresentato nel grafico è un indice. Fino all’esplosione della pandemia (febbraio 2020) l’indice oscillava tra 100 e 105, talvolta scese anche sotto 100. Con l’esplosione della pandemia l’indice è precipitato a 95, un minimo mai raggiunto prima. Poi però è salito rapidamente, a una velocità frenetica, tanto da raggiungere il massimo a gennaio 2023, quando l’indice ha toccato quota 137: una crescita rispetto al tempo della pandemia del 44% e rispetto a febbraio 2020, prima della pandemia, del 30%. Il livello raggiunto dall’indice è il più alto da decenni, quindi non c’è dubbio che il settore abbia conosciuto una ripresa davvero epocale. Eppure un piccolo segno di allarme c’è: la curva sta già discendendo.
Anche guardando al valore aggiunto si riscontra lo stesso andamento, pertanto non commenteremo il grafico che ci sembra parli da sé. La conclusione è che non c’è dubbio che, in seguito alla pandemia, il settore delle costruzioni ha conosciuto uno slancio che non si vedeva da circa un decennio. Non c’è dubbio che il superbonus ha avuto a questo riguardo un ruolo tutt’altro che indifferente e dunque ha funzionato egregiamente. Anche se ci sono già sintomi che la bolla si sta sgonfiando.
L’impatto sul Bilancio dello Stato
Quando la misura fu concepita, nel 2020, era stato previsto un costo per lo Stato di 40miliardi di euro. Oggi siamo sopra gli 80miliardi, probabilmente non lontani neppure dai 90miliardi. Ciò significa che la spesa per lo Stato è raddoppiata rispetto alle previsioni.
Cerchiamo anzitutto di farci un’idea di che cosa sono 80miliardi: molto probabilmente una cifra simile fa venire il capogiro a qualcuno. Una persona comune fatica a farsi un’idea di quanto sono tutti ‘sti soldi. Proporremo, dunque, una serie di esempi di raffronto.
- Costo previsto per il ponte sullo stretto di Messina: 14,6miliardi (il Sole 24 Ore, 14 aprile scorso)
- Manovra di Bilancio del 2022: 30miliardi
- Manovra di Bilancio del 2023: 35miliardi
- Sostegno della Germania contro il caro energia: 65miliardi (il Sole 24 Ore, 4 settembre 2022)
Ora confrontate tutti questi valori con gli oltre 80miliardi del superbonus e vi sarete fatta un’idea di che razza di mappazza lo Stato si ritrova sul groppone.
Lo studio di Luiss-Open Economics
Nel febbraio 2021 il Ministero dell’Economia pubblicò sul sito una sintesi di uno studio dell’Università Luiss Guido Carli in collaborazione con Open Economics[5]. Lo studio, nella sua integralità, non è disponibile. Secondo questo studio, il superbonus avrebbe promosso “un’espansione della spesa per edilizia abitativa di 8,75 miliardi nel periodo 2020-2022”. Questo incremento si sarebbe ribaltato sul PIL del Paese in 16,64 miliardi, con un ulteriore incremento di 13,71miliardi negli 8 anni successivi. Lo studio, naturalmente, si è premurato di mettere in evidenza che “le stime di breve termine sono più attendibili, a differenza di quelle a lungo termine”. Tuttavia, poi afferma che “nel decennio, l’impatto attualizzato del provvedimento sul disavanzo pubblico sarebbe negativo per 811milioni di euro”, cioè, tradotto, nel decennio il disavanzo pubblico diminuirebbe. Come a dire, che lo Stato ci guadagnerebbe.
I dieci anni non sono passati, percui possiamo solo valutare se le previsioni di breve periodo sono state confermate. Secondo un rapporto del 2020, nel 2019 la spesa in edilizia residenziale per manutenzione straordinaria ammontava a 53,4miliardi di euro. Gli investimenti a detrazione ammessi al bonus sono pari a 85miliardi: quindi l’incremento, pari a quasi 33miliardi, è quasi 4 volte superiore a quello previsto nel rapporto. Peraltro, nonostante il rimbalzo del PIL registrato fino a pochi mesi fa, ora le cose stanno prendendo una piega diversa. Quindi è evidente che la spesa per lo Stato si prospetta assai superiore rispetto alle previsioni di Luiss e Open Economics, così come la capacità del PIL di sostenere quello sforzo è decisamente in calo.
Pertanto, che davvero, nei 10 anni, lo Stato riesca almeno a recuperare quanto dovrà spendere e addirittura guadagnarci è affermazione piuttosto improvvida. Attualmente sembra abbastanza improbabile che la previsione si realizzi. Se non altro, diciamo così, è previsione in contrasto con il criterio di prudenzialità, criterio che ogni buon contabile dovrebbe opportunamente seguire.
Conclusioni
Speriamo, con questo articolo, di aver aiutato, chi abbia avuto la cortesia di leggerci, che cosa c’è dietro le polemiche attuali sul superbonus. Il punto è che nel 2020 si sottostimò enormemente quanto sarebbe stato l’ammontare delle opere finanziate. E d’altra parte, non si fece alcuna seria valutazione del numero di edifici che ne sarebbe stato interessato, né come reperire le risorse per finanziare quell’incentivo. Ci si affidò alla speranza che la crescita del PIL avrebbe consentito al Paese di ripagarsi l’investimento.
I fatti stanno dimostrando che tutta l’operazione poggiava sulle sabbie mobili. Il che la dice lunga sulla qualità del ceto dirigente politico che la propugnò, prima, e la rinnovò poi. Chi starnazza oggi corrisponde a chi la rinnovò un anno fa. Quindi non ha titoli per blaterare. Ma anche chi rivendica il proprio operato non fa che sollevare cumuli di sabbia per nascondere la propria becera inettitudine.
I numeri sono eloquenti. Si sta spendendo una cifra pari a più di due finanziarie, 6 volte il ponte sullo stretto, 1/3 in più rispetto ai sostegni tedeschi per i costi energetici … per che cosa? L’edilizia ha conosciuto certamente uno slancio stupefacente, ma si è ammodernato un numero estremamente esiguo di edifici e lo slancio si sta già sgonfiando. Anche l’impatto sul PIL nazionale è stato piuttosto limitato: abbiamo conosciuto per un anno una crescita che in Italia non si vedeva da anni, ma già ora si sta spaventosamente rientrando. È un sintomo che tutti quei soldi non hanno avuto l’effetto di rinnovare la capacità del Paese di produrre ricchezza. Si è prodotta una bolla e ora si sta tornando alle condizioni di prima.
Siamo sicuri che ne valesse la pena? Era davvero il modo migliore di spendere quei soldi? Tutti quei soldi?
Grafici realizzati in Tableau Public
© L’Irriverente, 2022
[1] I dati sono liberamente scaricabili dal sito tematico dell’ENEA dedicato all’efficienza energetica, al seguente link: https://www.efficienzaenergetica.enea.it/component/jdownloads/?task=download.send&id=584&catid=40&Itemid=584.
[2] Questo dato è una nostra stima approssimata sulla base dei dati ENEA.
[3] I dati sono quelli del censimento del 2011, disponibili sul portale ad esso dedicato, http://dati-censimentopopolazione.istat.it/Index.aspx?lang=it, nella sezione “Edifici”.
[4] I dati sono disponibili sul portale dell’Istat, http://dati.istat.it/, alle sezioni “Industria e costruzioni” e “Conti Nazionali”.
[5] Il documento è oggi disponibile sul sito del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio (https://www.programmazioneeconomica.gov.it/executive-summary-impatto-superbonus-110/).
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