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Inflazione: un confronto tra prezzi industriali e prezzi al consumo

Se l’inflazione è alta, i prezzi industriali negli ultimi anni sono cresciuti molto di più. E nel lungo periodo, se non si fa qualcosa, il loro impatto sull’inflazione e sul PIL potrebbe farsi sentire molto di più di quanto non si sia sentito finora.

Mentre scriviamo, La Banca Centrale Europea ha appena annunciato l’ennesimo rialzo dei tassi d’interesse, seguendo il medesimo annuncio da parte della Federal Reserve degli Stati Uniti. Si tratta della reazione alla pubblicazione, il giorno precedente, dei dati provvisori sull’inflazione ad aprile, sia da Istat che da Eurostat[1]: per quanto l’inflazione stia un po’ rallentando, rimane molto alta. Lo fa, in particolare, l’inflazione di fondo, quella, cioè, calcolata al netto dei prodotti alimentari freschi e dei prodotti energetici: questi ultimi, infatti, sono molto soggetti a fattori di tipo stagionale o geostrategico; pertanto, l’inflazione di fondo fornisce alle banche centrali una migliore misura di quanto essa sia dovuta a un eccesso di moneta presente sul mercato (per approfondire che cosa significa che le banche centrali alzano i tassi d’interesse quando c’è inflazione, clicca qui).

L’inflazione, dunque, continua a essere uno spettro minaccioso sulla nostra economia. In questo articolo proponiamo un confronto tra l’andamento dei prezzi al consumo e quello dei prezzi industriali, cioè dei costi che le aziende devono sostenere per produrre ciò che consumiamo. Spesso, infatti, si lamenta che le aziende sono costrette ad aumentare i prezzi a causa dell’aumento dei loro costi. Ma davvero è così?

 

Prezzi al consumo, prezzi industriali e PIL in Italia
GRAFICO: confronto tra l’andamento dei prezzi al consumo, dei prezzi industriali e del PIL da gennaio 2016 ad aprile 2023 in Italia (fonte: L’Irriverente su dati Istat)

 

L’andamento dei prezzi al consumo e dei prezzi alla produzione industriale

Per effettuare il confronto ci siamo avvalsi dei dati disponibili nella banca dati pubblica dell’Istat.[2] I dati, sia relativi ai prezzi al consumo, sia ai prezzi alla produzione sono mensili. Nel grafico sono espressi da un indice che abbiamo posto pari a 100 nel gennaio del 2016, mentre negli altri mesi lo facciamo variare proporzionalmente. In questo modo, le variazioni rappresentate dal grafico indicano l’aumento o la diminuzione percentuale dei prezzi rispetto a gennaio 2016. Il grafico è suddiviso in due riquadri: quello più in alto rappresenta l’andamento dei prezzi al consumo (blu) e alla produzione industriale (giallo). Nel secondo in basso abbiamo rappresentato l’andamento del PIL trimestrale (rosso), a titolo di confronto. Nel grafico abbiamo evidenziato il periodo di massima esplosione della pandemia e la data in cui la Russia ha aggredito l’Ucraina.

 

L’andamento dei prezzi al consumo e dei prezzi industriali

Fino a settembre 2021, i prezzi al consumo sono apparentemente rimasti fermi: in realtà stavano crescendo, ma in modo molto moderato. Solo a crisi covid sostanzialmente superata, a settembre 2021, i prezzi al consumo hanno cominciato a crescere più sensibilmente. Da dicembre 2021, poi, la crescita ha cominciato a farsi preoccupante, fino a raggiungere i livelli attuali.

I prezzi industriali hanno cominciano a crescere (e in modo vertiginoso) molto prima. Fino a ottobre 2017 prezzi al consumo e alla produzione avevano un andamento allineato. Poi i prezzi alla produzione hanno preso a crescere di più, senza, tuttavia, impattare sui prezzi al consumo. Il PIL, in ogni caso, era costantemente cresciuto, sintomo che l’aumento dei costi industriali non aveva impattato sulla capacità produttiva delle aziende. In verità, parliamo di una crescita intorno al 2%, se non meno, che in termini reali (cioè al netto dell’inflazione) si traduceva in una crescita reale inferiore all’1%. Eppure, tutto ciò era molto meglio di quanto accadde con l’esplosione della pandemia. L’inflazione non ne risentì, apparentemente, ma i prezzi alla produzione diminuirono sensibilmente e il PIL tracollò (un tracollo, in verità, cominciato già a ottobre 2019, cioè 4 mesi prima che esplodesse la pandemia).

Tuttavia, dopo il primo scossone, i prezzi alla produzione ripresero a salire e a partire da gennaio 2021 la loro crescita divenne davvero esponenziale. A luglio del 2021, mentre l’inflazione cresceva meno del 2%, i prezzi industriali avevano già superato il tasso del 10%. A ottobre superarono la soglia del 20%. A gennaio 2022, prima dell’aggressione della Russia all’Ucraina, i prezzi industriali crescevano già oltre il 30%. E la crescita non si fermò, fino a raggiungere il massimo, sopra il 40%, nei mesi di agosto e settembre del 2022.

 

La situazione attuale

A marzo 2023 la crescita dei prezzi industriali è rientrata sotto il 4%, ma il livello dei prezzi industriali rimane superiore di oltre il 50% rispetto ai livelli di gennaio 2016, mentre i prezzi al consumo, nello stesso periodo, sono cresciuti solo del 20%. Il PIL, peraltro, non sembra aver risentito particolarmente di questa situazione: dopo il tracollo per la prima fase della pandemia, il PIL è cresciuto sistematicamente a tassi superiori al 5%. Questo dato è in verità un po’ ingannatore, perché non tiene conto dell’inflazione: se ne teniamo conto, infatti, l’aumento reale del PIL è stato sistematicamente negativo, da maggio 2022 … cioè, non abbiamo prodotto di più, ma di meno … Nell’ultimo trimestre del 2022, a fronte di un aumento nominale del PIL del 7%, ma con un’inflazione al 12%, abbiamo perso ricchezza reale del 5% …

 

Conclusioni

Dall’inizio dell’anno i prezzi industriali hanno cominciato a scendere considerevolmente (oggi siamo sotto il 4% annuo), ma l’inflazione, per quanto abbia un po’ rallentato il suo cammino, continua a crescere. Rimane il fatto che il divario tra i costi industriali e i prezzi al consumo rispetto a gennaio di 7 anni fa è ancora enorme.

Eppure, il grafico illustra anche qualcosa di paradossale, quasi al limite dell’inspiegabile. Tra i prezzi al consumo e quelli industriali, alla fine, in questo periodo la relazione è limitatissima: sul comportamento dei prezzi al consumo sembrano aver inciso in modo assai più significativo altri fattori. E anche l’impatto sul PIL della divergenza tra costi alla produzione e prezzi al consumo appare pressoché nulla.

La nostra impressione, tuttavia, è che il loro impatto potrebbe rivelarsi nel lungo periodo, con una persistenza dell’inflazione (come accade a quella di fondo, per esempio) e un abbattimento della crescita del PIL (come sta già accadendo in termini reali). E gli impatti di lungo periodo, solitamente, sono i più dolorosi … a meno che non si riesca a fare qualcosa per migliorare lo stato dei costi industriali.

 

Grafico realizzato in Tableau Public
© L’Irriverente, 2023

 

 

 

[1] L’Istat ha pubblicato un comunicato consultabile al seguente link: https://www.istat.it/it/archivio/284117. Eurostat mette a disposizione i suoi dati al seguente link: https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/view/PRC_HICP_MANR__custom_3761882/bookmark/table?lang=en&bookmarkId=4ad27e6f-358a-4a3d-82a0-587d69a833eb.

[2] La banca dati è disponibile al seguente link: http://dati.istat.it/Index.aspx. In particolare, i dati che sono stati usati nel grafico si trovano nella sezione Prezzi: prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), mensile; prezzi alla produzione dell’industria, mensili. Inoltre, nella sezione dedicata ai Conti Nazionali, abbiamo preso in considerazione il conto economico delle risorse e degli impieghi trimestrale.

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