in ,

Macron: i cinque pilastri per la sovranità dell’Europa

Recentemente Macron ha tenuto un discorso sulla sovranità europea che potrebbe davvero essere un riferimento per la politica europea dei prossimi anni. Ma è necessario che sul suo contenuto si accenda un dibattito nell’opinione pubblica. Che invece rimane gravemente indifferente e silente.

Recentemente hanno fatto molto discutere alcune dichiarazioni rilasciate dal Presidente della Francia, Emmanuel Macron, di ritorno da una visita in Cina. Molto meno è stato parlato del discorso tenuto qualche giorno dopo presso il Nexus Institute de L’Aja nel corso di una visita in Olanda. Hanno fatto scalpore alcune contestazioni sollevate dalla platea appena prima che iniziasse a parlare. Ma del contenuto del suo discorso, che Macron ha dedicato all’Europa e alla sua sovranità, non è uscito pressoché nulla. Un peccato, per la verità. Perché quel discorso meriterebbe un dibattito pubblico.

Per questa ragione ne proponiamo qui una sintesi commentata e una traduzione scaricabile.
(Il testo originale, in francese, è disponibile sul sito dell’Eliseo e liberamente scaricabile al seguente link).

 

I cinque pilastri della sovranità europea

Macron ha affrontato il tema della sovranità europea. Ha evidenziato come nel contesto mondiale attuale l’Europa abbia bisogno di rafforzare la propria sovranità, perché, in caso contrario, saranno altri a esercitarla su di noi. Per chiarire il senso di questo rafforzamento, ha evocato quelli che ha chiamato i cinque pilastri, cioè gli ambiti fondamentali in cui tale sovranità dovrebbe esercitarsi.

  1. La competitività e l’integrazione europea: è necessario promuovere la competitività delle aziende europee e favorire l’integrazione dei mercati, in particolare avere una legislazione comune e un’integrazione del mercato dei capitali. Questo consentirebbe di rendere le nostre aziende più competitive nel mondo e di produrre di più in Europa ciò che consumiamo.
  2. Una politica industriale europea: l’Europa deve saper dare un indirizzo e un sostegno all’industria europea, come fanno i nostri maggiori concorrenti, in particolare Cina e Stati Uniti. Significa promuovere soprattutto l’innovazione, l’agricoltura e una produzione a zero emissioni, a condizioni che rendano le aziende competitive con quelle del resto del mondo. Solo in questo modo le aziende europee potranno produrre ricchezza e gli Stati sostenere economicamente modelli di equità sociale.
  3. La protezione degli interessi strategici dell’Europa: alcuni settori, come la cybersicurezza, sono strategici e non possono essere controllati da soggetti stranieri. L’apertura è un valore, purché non metta a repentaglio altri valori, come la libertà di espressione, che l’Unione deve garantire.
  4. La reciprocità: nei rapporti con Paesi terzi dobbiamo garantirci che i prodotti che importiamo in Europa soddisfino le stesse condizioni che imponiamo alle nostre imprese, per esempio nel rispetto della biodiversità. Se non lo facessimo, i produttori esteri sarebbero in condizione di aggredire i nostri mercati, sostenendo costi inferiori solo perché non rispettano i valori che noi sosteniamo. In questo senso, dobbiamo pretendere dai Paesi terzi reciprocità.
  5. La cooperazione: con i Paesi terzi dobbiamo sviluppare relazioni non solo in ambito commerciale, ma cooperare con essi affinché anch’essi facciano propri i nostri valori, come, per esempio, la lotta alla deforestazione. Da questo punto di vista, l’Unione Europea può mettere sul tavolo una serie di strumenti, che non sono solo il suo mercato unico, ma anche, per esempio, le sue agenzie per lo sviluppo.

 

Un plauso ma … che cosa manca nel discorso di Macron?

Non c’è dubbio che all’Aja il Presidente Macron ha disegnato una visione di grande respiro. Una visione che merita di essere presa in considerazione e dibattuta. E non c’è dubbio neppure che i cinque pilastri che propone dovrebbero davvero divenire l’asse portante di una seria politica Europea per lo sviluppo economico, che, come egli stesso dice, aiuterebbero la crescita economica e quindi il finanziamento delle politiche sociali. Nel suo insieme la visione di Macron merita certamente un plauso. E sarebbe auspicabile che divenisse davvero il solco della politica economica europea dei prossimi anni. Tuttavia, non possiamo nasconderci che mancano due punti fondamentali: uno è prodromico a tutto questo, il tema degli Stati Uniti d’Europa; l’altro è un’assenza, quello della reciprocità sulle normative sul lavoro.

 

Che cosa manca: gli Stati Uniti d’Europa

Una sovranità europea non sarà mai possibile finché l’Europa sarà un’alleanza tra Stati sovrani, in cui 27 governi diversi non fanno altro che, costantemente, tirare acqua al proprio mulino: solo uniti c’è più acqua per tutti. L’Unione Europea deve anzitutto divenire una Federazione di Stati Uniti d’Europa, in cui i singoli governi rinunciano a buona parte della propria sovranità, per devolverla a un’istituzione Europea, sovrana e legittimata non dagli Stati, ma dal voto popolare di tutti gli Europei. Senza una simile istituzione, i cinque pilastri sono fragili e instabili.

Il Presidente Macron guida uno dei due Paesi che si considerano la locomotiva del Continente: la Francia (l’altro è, naturalmente, la Germania). Benissimo: dia l’esempio. Sia lui il primo a promuovere una rinuncia alla propria sovranità e a tracciare il cammino che conduca tutti gli Stati d’Europa alla loro Unione. È decisamente nella condizione di farlo. Lo faccia!

 

Che cosa manca: la reciprocità sulla legislazione del lavoro

Per quanto riguarda la reciprocità, c’è un ambito che è fondamentale, ma che il Presidente non ha citato: le regole sul lavoro. In questo momento le aziende europee devono soddisfare una serie di norme relative all’orario di lavoro, alle ferie, ai limiti d’età, alla sicurezza dei luoghi e dei dispositivi di cui i lavoratori devono essere dotati … Una quantità di prodotti provenienti dall’estero, però, spesso di aziende europee in suolo estero, non soddisfano queste condizioni. Di fatto, importiamo prodotti assemblati da bambini, con orari di lavoro insostenibili e in ambienti malsani. Importiamo la schiavitù, impoverendo il nostro lavoro. Ebbene, anche quelle norme costituiscono un valore. Pretendiamo, allora, che i prodotti che vengono importati dall’estero soddisfino anche le norme sul lavoro che le nostre aziende devono soddisfare.

 

Conclusione

Il tema della sovranità europea posto da Macron è molto serio e meriterebbe assai più considerazione. I suoi cinque pilastri possono davvero essere un riferimento per la politica europea dei prossimi anni, soprattutto per farci acquisire un ruolo in un mondo che si va polarizzando.

Il silenzio dell’opinione pubblica, tuttavia, rischia davvero, e colpevolmente, di lasciarlo appassire nell’oblìo.

 

© L’Irriverente, 2023

 

 

Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

GIPHY App Key not set. Please check settings