in ,

Prezzi dell’industria: perché sono spaventosamente cresciuti

I dati Istat dimostrano che la causa fondamentale dell’aumento dei prezzi alla produzione dell’industria sono quasi interamente attribuibili all’aumento dei costi dell’energia. Una dimostrazione eloquente della responsabilità di chi, nei primi anni Duemila, ci legò, di fatto, a un unico fornitore di energia, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

Abbiamo già osservato in un precedente articolo come i prezzi alla produzione dell’industria siano cresciuti in modo esponenziale già da dicembre 2020. Torniamo sull’argomento e cerchiamo di capire meglio che cosa è accaduto e che cosa sta accadendo. Per farlo ci avvarremo di una serie di dati Istat[1].

 

I prezzi al consumo

Nel grafico che segue (quello in alto) confrontiamo l’andamento dell’indice dei prezzi all’industria con quello dei prezzi al consumo (indice NIC, cioè quello Nazionale dell’Intera Collettività), tra gennaio 2005 e marzo 2023. Per comodità di lettura, entrambi gli indici sono stati posti pari a 100 nel gennaio 2005. In questo modo le curve permettono di visualizzare quanto i prezzi al consumo e quelli alla produzione sono cresciuti in questo periodo, a partire dalla stessa data di riferimento, gennaio 2005.

L’indice dei prezzi al consumo ha un andamento crescente piuttosto stabile e graduale nel tempo, fino a settembre 2021. Poi da ottobre 2021 (siamo dopo la pandemia, ma prima della guerra di aggressione della Russia all’Ucraina), i prezzi al consumo cominciano a crescere in modo più deciso: sono i mesi in cui l’inflazione sfiora (e in alcuni mesi supera) il tasso di crescita annuale del 10%. Fino a ottobre 2022, quando la sua crescita si smorza e, addirittura, a marzo, l’indice è lievemente diminuito rispetto a febbraio (-0,4%, anche se rispetto a marzo 2022 l’aumento era comunque del 7,6%!). In ogni caso, tra gennaio 2005 e marzo 2023 i prezzi al consumo sono cresciuti complessivamente del 42%.

Prezzi alla produzione dell'industria in Italia dal 2005 al 2023
I prezzi alla produzione dell’industria, confrontati con i prezzi al consumo e suddivisi per settori merceologici (fonte: L’Irriverente su dati Istat)

 

 

I prezzi alla produzione

Nello stesso periodo, i prezzi alla produzione sono cresciuti del 71%, cioè quasi del doppio. In questo periodo i prezzi alla produzione hanno avuto un andamento molto più altalenante rispetto quelli al consumo. Ad aprile del 2020, nel pieno della prima ondata di pandemia, i prezzi alla produzione erano cresciuti solo del 14% rispetto al 2005, mentre quelli al consumo erano al 23%. Da gennaio 2021, però, i prezzi alla produzione hanno cominciato a crescere in modo vertiginoso. A gennaio del 2022 (siamo ormai fuori dalla pandemia e la guerra non è ancora cominciata) i prezzi alla produzione sono cresciuti ormai del 58%, mentre quelli al consumo solo del 30% (sempre rispetto al 2005), cioè della metà. I prezzi alla produzione raggiungono il picco lo scorso dicembre, quando la loro crescita raggiunge il 90%, mentre i prezzi al consumo sono solo al 42%, cioè ormai meno della metà.

Da allora l’indice dei prezzi alla produzione sta rapidamente calando, anche se rimane su livelli elevatissimi rispetto ai prezzi al consumo: rispetto a gennaio del 2005 i primi sono cresciuti del 71%, mentre i secondi del 42%.

Che cosa sta accadendo, dunque, ai prezzi alla produzione? Per capirlo abbiamo provato a verificare che cosa è accaduto a diversi settori produttivi. È quanto abbiamo illustrato nel secondo grafico, quello inferiore.

 

 

La chiave degli aumenti: il prezzo dell’energia

Nel secondo grafico sono rappresentati più indici, ma il periodo di riferimento è lo stesso di quello superiore: da gennaio 2005 a marzo 2023. Gli indici, anche in questo caso, sono stati posti pari a 100 a gennaio 2005. I prezzi alla produzione dell’industria sono rappresentati dalla linea blu, come nel grafico superiore. Eppure, stavolta sembra la linea sembra restare molto più bassa. Ma è un’illusione ottica. Il punto è che l’asse dell’indice nel grafico superiore va da 90 a 200, mentre in quello inferiore va da 95 a 450, percui il picco della linea blu, pari a 190, si posiziona molto più in basso. Ma il valore è lo stesso.

Abbiamo dovuto ricorrere a questo stratagemma a causa della linea gialla del grafico inferiore. Quella linea, infatti, cresce molto di più di quella blu, raggiunge il picco esattamente nello stesso mese della linea blu, dicembre 2022, ma il suo valore è di 410, con una crescita rispetto a gennaio 205 del 310%! … (mica del 90%, che già ci sembrava un’enormità, dei prezzi all’industria) … e che cos’è quella linea gialla? … sono i prezzi praticati dai fornitori di energia alle aziende e alle industrie. Come si può notare, in tutto il periodo preso in considerazione, la linea gialla è sempre stata nettamente al di sopra di tutte le altre: significa che, rispetto a gennaio 2005, i prezzi praticati dai fornitori di energia hanno avuto la tendenza a crescere di più rispetto a tutti gli altri settori.

 

 

Il comportamento dei prezzi degli altri settori

Si noti, peraltro, come la linea blu, quella di tutta l’industria, segua l’andamento della gialla, pur rimanendo più bassa: sale quando quella sale e scende quando quella scende. Questo andamento è sintomo che i prezzi di tutta l’industria sono fortemente influenzati dall’andamento dei prezzi praticati dai fornitori di energia.

Nel grafico sono rappresentati altri tre segmenti: i prezzi praticati dall’industria dei beni di consumo (rossa), di quella dei beni intermedi (cioè dei semilavorati, in azzurro) e di quella dei beni strumentali (cioè gli impianti industriali, in verde). I prezzi di questi comparti dell’industria rimangono sostanzialmente inalterati fino a maggio 2020. Ma quando i prezzi dei fornitori di energia cominciano a crescere sensibilmente, allora tutta l’industria comincia ad alzare i propri prezzi. A maggio 2020 tutti i settori avevano registrato un aumento dei prezzi, rispetto a gennaio 2005, del 13% circa. A marzo 2023 la situazione è completamente mutata: i beni di consumo sono aumentati del 38%, quelli strumentali del 30% e quelli intermedi del 55%.

 

 

Conclusioni

Nei mesi passati si è ripetutamente attribuito all’energia l’aumento generale dei prezzi. In effetti, quasi tutto il gas che consumiamo è importato da paesi esteri. E, secondo i dati Istat sui prezzi all’importazione, a settembre 2022 il prezzo del gas raggiunse il suo picco: era oltre 6 volte quello che aveva a gennaio 2005. Questo prezzo si ribaltò sul costo della produzione di energia elettrica, come attestano i nostri grafici, impattando sui prezzi di tutta la produzione industriale del Paese e, di conseguenza, anche sui prezzi al consumo.

Come abbiamo spiegato in articoli dedicati all’inflazione, l’aumento dei prezzi al consumo degli ultimi mesi ha molteplici cause. Tuttavia, non c’è dubbio che il contributo dei prezzi dell’energia è stato considerevole. I dati che abbiamo qui presentato rendono particolarmente evidente la miopia di chi, nei primi anni Duemila, aveva la responsabilità politica e industriale della fornitura di energia nel nostro Paese. Si approfittò dei bassissimi prezzi praticati dalla Russia e si finì, di fatto, per legarsi mani e piedi a un unico fornitore. Così, quando i suoi prezzi, improvvisamente, s’innalzarono e il fornitore venne meno, l’intero Paese si ritrovò a boccheggiare. La miopia non era stata quella di rivolgersi a quel fornitore, ma quella di affidarsi, di fatto, soltanto a lui. Cosicché, nel momento del bisogno, non avevamo più alternative. Possiamo sperare che i ceti dirigenti del Paese abbiano imparato la lezione?

 

Grafici realizzati on Tableau Public
© L’Irriverente, 2023

 

 

 

[1] I dati sui prezzi alla produzione dell’industria di basano sul comunicato Istat del 2 maggio 2023 relativo a marzo 2023 (il comunicato è disponibile al link: https://www.istat.it/it/archivio/284105). I dati sui prezzi al consumo si basano sul comunicato Istat del 16 maggio 2023 relativo ad aprile 2023 (il comunicato è disponibile al link: https://www.istat.it/it/archivio/284502). I dati sui prezzi all’importazione si basano sul comunicato Istat del 17 maggio 2023 e relativo a marzo 2023 (il comunicato è disponibile al link: https://www.istat.it/it/archivio/284524). Le serie storiche sono state ricavate dalla banca dati Istat I.Stat (disponibile al link: http://dati.istat.it/).

Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

GIPHY App Key not set. Please check settings