Per i giovanissimi il bullismo è una piccola grande piaga[1]. È motivo di grande disagio psicologico, in un’età in cui la fragilità psicologica è già appesantita da quella inconsapevole transizione all’età adulta. Eppure, nonostante tanta fragilità, i ragazzi e gli adolescenti mostrano di affrontarla con una lucidità, una maturità e una capacità di compassione sorprendenti. Compassione nel senso etimologico del termine, cioè di un patire insieme, di comprendere come la violenza, in fondo, è sempre manifestazione di disagio. Una stupefacente lezione per gli adulti.
Per offrire un quadro dei dati disponibili, partiremo da un’indagine Istat, pubblicata il 15 dicembre 2015, basata su una rilevazione effettuata nel 2014[2]. La integreremo, però, con i più recenti dati pubblicati nel 2019 dal Laboratorio Indifesa di Terre des Hommes in collaborazione con Scuola Zoo[3].
L’indagine Istat del 2015
In base ai dati dell’Istat, il fenomeno del bullismo è distribuito un po’ su tutto il territorio nazionale, colpendo oltre la metà dei giovanissimi di età compresa tra 11 e 17 anni, nel 20% dei casi in modo ripetuto. È quanto viene illustrato nella FIGURA 1, tratta dalla relazione dell’Istat.
Curiosamente si coglie una leggera prevalenza del fenomeno nelle regioni settentrionali. Questo dato, tuttavia, deve essere letto con una certa cautela. L’indagine, infatti, è stata effettuata sottoponendo ai ragazzi un questionario e dunque ha registrato anzitutto il loro percepito.
Il bullismo si manifesta soprattutto attraverso l’insulto, la presa in giro, la pressione psicologica, l’emarginazione. Come emerge dalla FIGURA 5, tratta dal rapporto dell’Istat, solo il 3,8% dei ragazzi ha fatto riferimento ad atti di violenza fisica, in questo caso soprattutto nei confronti dei maschi (5,3%). Gli atti di presa in giro e di emarginazione, invece, prevalgono nei confronti delle femmine.
Ritratto dei ragazzi che subiscono atti di bullismo
Nella FIGURA 7, tratta sempre dal rapporto Istat, non solo trovano conferma le i dati sula ripartizione territoriale o la distribuzione di genere, ma si aggiunge un’ulteriore variabile particolarmente rilevante: per tutte le forme in cui il bullismo si manifesta, chi lo subisce maggiormente sono persone la cui famiglia abita in zone molto disagiate. Il bullismo, cioè, è strettamente legato alla condizione sociale della famiglia da cui il ragazzo o la ragazza che lo subiscono provengono. Questo dato è particolarmente significativo, perché dice che il fenomeno, là dove si verifica, è spesso (ma non sempre!) correlato all’inclusione sociale della vittima.
Il rapporto 2019 di Indifesa
Il rapporto di Indifesa ci offre dati più recenti, anch’essi basati su interviste. Anche questi dati, dunque, ci offrono uno spaccato di come il fenomeno è percepito da chi lo subisce. Anche Indifesa conferma che il fenomeno è subìto soprattutto dalle ragazze. Qui, tuttavia, la differenza è considerevole: siamo al 70% contro 30%. Non sappiamo dire se e in che misura il dato risenta del fatto che Indifesa è un’iniziativa rivolta soprattutto a ragazze che soffrono forme di emarginazione. In ogni caso, il dato conferma un fenomeno che, anche se in misura minore, emergeva già nell’indagine Istat.
Un’alta percentuale dei ragazzi intervistati pratica attività sportiva. Tuttavia, in grandissima prevalenza, ragazzi e ragazze che la praticano non si sentono minacciati negli ambienti sportivi. Ciò non toglie che, invece, circa il 10% lo sia. È una percentuale molto più piccola rispetto al fenomeno del bullismo in sé, ma non marginale, che giustifica la promozione di iniziative di contenimento del bullismo anche in ambienti sportivi.
Manifestazioni di bullismo
L’indagine di Indifesa conferma per molti aspetti i dati Istat anche per quanto riguarda le forme che il bullismo assume, anche se qui il bullismo è stato distinto da forme di insulto o emarginazione che non si configurano propriamente come bullismo. Anche in questo caso, sono due le forme di aggressione che i giovani sembrano subire di più: atti di bullismo (che uniti al cyberbullismo superano il 50% delle risposte) e la violenza psicologica, prevalentemente compiuta da coetanei. Se uniamo quest’ultima alla violenza psicologica perpetrata dagli adulti, le risposte superano il 50%, quindi siamo davvero su livelli altissimi. Le molestie sessuali e la violenza fisica costituiscono casi minoritari, sotto al 10%; tuttavia, considerata la gravità del comportamento, la percentuale è tutt’altro che insignificante. Se poi aggiungiamo le minacce di violenza, che sfiorano il 15%, nel complesso gli atteggiamenti violenti assumono valori che non possono e non devono essere sottovalutati.
Le maggiori minacce secondo i ragazzi
Indifesa, tuttavia, ha fatto ai ragazzi e alle ragazze due domande che non compaiono nell’indagine Istat. Queste domande consentono di comprendere ancora meglio lo spirito con il quale i ragazzi stessi vivono il fenomeno. La prima domanda è quale sia la maggior minaccia da essi percepita. Ebbene, il 32% di loro ha scelto la violenza sessuale e il 25% le droghe. Più distanti vengono bullismo (16%) e cyberbullismo (15%). Ma vengono dopo solo perché vengono distinti. Se li si unisce, allora si portano al livello della violenza sessuale. È un dato molto significativo, perché ci dice che il tema del bullismo non è soltanto l’espressione patologica di genitori ansiogeni. Il bullismo è percepito dagli stessi ragazzi come una minaccia seria e grave.
Chi è il bullo secondo i ragazzi?
Arriviamo alla seconda domanda che l’indagine di Indifesa ha posto ai ragazzi. Una domanda curiosa, da cui emerge una risposta davvero sorprendente. Indifesa ha chiesto loro che cosa pensassero del bullo. È un prepotente? Certo! (26%). È un maleducato? Certo! (10%). È una persona che non sa rispettare gli altri? Ovviamente! (30%). Certamente, non ne esce come una persona ammirevole. Non è un figo (solo lo 0,46% risponde così) e non appare neppure una persona sicura di sé (solo il 2,20%). E allora? Qual è l’immagine che ne esce?
Ascoltare per credere … È una persona insicura (45%)! È qualcuno che ha subito molestie e prevaricazioni, che trasferisce sugli altri (32%)! È un debole (24%)!
… Questi ragazzi, metà dei quali hanno subito le prevaricazioni di questi bulli, non ne escono con un senso di disprezzo nei confronti dei loro coetanei. Non maturano certo ammirazione. Ma c’è nelle loro risposte come una pietas, la visione di un dolore, che si manifesta in modo sbagliato ovviamente, ma di cui, in qualche modo si fanno partecipi. O che almeno li induce ad essere comprensivi nei confronti dell’autore di un comportamento che certamente condannano. Questa reazione lascia davvero sbalorditi. Quanti adulti saprebbero rispondere con la stessa maturità? …
Conclusioni
Il fenomeno del bullismo è certamente serio. Non solo perché riguarda oltre il 50% dei nostri ragazzi. Anche e soprattutto perché sono loro stessi a considerarlo un fenomeno serio che minaccia la loro età.
Eppure, ciò che emerge da queste indagini, soprattutto da quella di Indifesa, è una lezione per gli adulti. Una lezione su come si reagisce al male che si subisce. Non c’è spirito di vendetta in questi ragazzi. Non c’è rancore. Anzi, c’è come un senso di comprensione. Quasi che la vittima avvertisse che, in verità, nel male subìto è proprio l’aggressore a essere vittima. Vittima della propria insicurezza. Della propria debolezza. Di un male oscuro, che è il motivo di fondo del male perpetrato. “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno …”
Incredibile … Come non inchinarsi dinanzi a una simile dimostrazione di umile grandezza?
© L’Irriverente, 2023
[1] Questo articolo è nato dalla collaborazione con Konsumer Italia (www.konsumer.it) in occasione del lancio del progetto Ethical Sport, una certificazione UNI contro il bullismo, applicata in ambito sportivo.
[2] L’indagine è disponibile sul sito dell’Istat al seguente link: https://www.istat.it/it/archivio/176335.
[3] I dati che riportiamo sono quelli dell’indagine del 2019 disponibili al seguente link: https://networkindifesa.terredeshommes.it/osservatorio-indifesa/. In verità, esiste anche una versione di questa indagine del 2022, di cui possono essere visualizzate alcune slide al seguente link: https://terredeshommes.it/comunicati/bullismo-cyberbullismo-parlano-ragazzi-dati-dellosservatorio-indifesa/. I risultati, tuttavia, peraltro più concentrati sul bullismo sul web, non sono significativamente diversi rispetto a quelli del 2019.
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