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I prezzi della scuola: un caso davvero paradossale

Negli ultimi anni i prezzi della scuola, cioè dell’istruzione, hanno avuto un andamento davvero paradossale. Quelli dell’istruzione obbligatoria hanno continuato a crescere, mentre quelli dell’istruzione universitaria si sono dimezzati … ma che senso ha?

Abbiamo già commentato i dati pubblicati a giugno dall’Istat sull’inflazione nel mese di maggio (puoi trovare l’articolo a questo link). In base a questi dati, due classi di prodotto, per le quali i prezzi sono fortemente diminuiti, sono quella delle comunicazioni e quella dell’istruzione. I prezzi delle comunicazioni, che includono i prezzi della telefonia, sarebbero scesi in un anno del 3,6%, mentre quelli dell’istruzione, che potremmo semplificare come i prezzi della scuola, dello 0,5%. Il GRAFICO 1, che illustra l’andamento dell’indice dei prezzi per queste due classi di prodotti da gennaio 2016, in effetti, è impressionante: entrambe le curve sono in costante diminuzione. Rispetto a gennaio 2016 i prezzi della scuola sono diminuiti del 19%, mentre quelli nelle comunicazioni addirittura del 23%.

In questo articolo ci soffermeremo sui dati sulla scuola: davvero stanno diminuendo?

 

GRAFICO 1 – Fonte: L’Irriverente su dati Istat

 

 

Una situazione variegata

Il GRAFICO 2 illustra l’andamento dell’indice dei prezzi a partire da gennaio 2016 delle cinque sottoclassi in cui l’Istat suddivide la classe dell’istruzione: la scuola dell’infanzia e l’istruzione primaria sono indistinguibili tra loro; le altre sono l’istruzione secondaria, l’istruzione universitaria e i corsi di formazione.

GRAFICO 2 – Fonte: L’Irriverente su dati Istat

 

Rispetto al maggio del 2021, l’istruzione primaria è cresciuta dell’1,7%, mentre la scuola dell’infanzia dell’1,5%. Anche i corsi di formazione sono cresciuti di prezzo, anche se di meno, dello 0,7%. Le forme di istruzione più elevata, invece, sono addirittura diminuite di prezzo: l’istruzione secondaria dello 0,8%; l’istruzione universitaria addirittura del 3,4%.

Si potrebbe pensare che si tratti di una circostanza contingente. Invece no! Questi dati riflettono un andamento di più lungo periodo. Se consideriamo le variazioni di prezzo rispetto a gennaio del 2016, i prezzi per l’istruzione primaria e per la scuola dell’infanzia sono cresciuti ben del 10%. I corsi di formazione, al contrario, sono cresciuti solo della metà, del 5%. L’istruzione secondaria è addirittura calata di prezzo in questi anni, dell’1%. Mentre l’istruzione universitaria si è addirittura dimezzata!

 

Una situazione paradossale

I dati dell’Istat sono davvero sconcertanti. Cercare di rendere l’università accessibile a una platea sempre più vasta è certamente operazione meritoria. Ma i ceti più poveri della popolazione italiana non rinunciano a mandare i propri figli all’università solo perché non ce la fanno economicamente: gli impedimenti sono in prevalenza di tipo sociale e culturale. Di fatto, semplificando i dati ci dicono che mentre la scuola dell’obbligo costa sempre di più, le scuole frequentate dai ceti più fortunati della nostra popolazione costano sempre meno. E molto meno!

Ci sembra un dato davvero paradossale.

 

© 2022 L’Irriverente

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