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Prezzo della benzina: come si comporta, tasse escluse

Per capire che cosa sta accadendo al prezzo della benzina è necessario guardare al prezzo industriale, quello, cioè, al netto delle tasse. E allora si constata, ancora una volta, che non c’è speculazione e non ci sono cartelli.

Abbiamo già dedicato numerosi articoli in questi giorni al tema del prezzo della benzina. Abbiamo sempre ribadito, dati alla mano, che non c’erano speculazioni e che gli aumenti dei prezzi erano interamente dovuti alle scelte del Governo. Lo abbiamo fatto in tempi non sospetti, a dicembre, quando c’è stato il primo rialzo delle accise. Lo abbiamo ribadito a gennaio, in seguito al definitivo ritorno delle accise. Lo abbiamo fatto in un terzo articolo, in cui abbiamo chiarito che cosa fossero le accise e come non ci fossero speculazioni sui prezzi. In un quarto articolo, abbiamo proposto un quadro complessivo della situazione, per fare il punto sulle imperversanti polemiche, e in un

abbiamo rilevato come la tassazione sui carburanti in Italia sia ora la più alta in Europa.

In questo articolo, alla vigilia dell’incontro tra associazioni dei distributori e Governo per evitare lo sciopero dei benzinai, ci soffermiamo sul cosiddetto prezzo industriale, cioè il prezzo al netto delle tasse.

L’incidenza delle tasse sul prezzo finale, infatti, come abbiamo rilevato in un

, è molto cambiata in questi mesi, in seguito alla riduzione delle accise e al loro ripristino. Pertanto, per capire se e quanto ci siano stati comportamenti speculativi o accordi di cartello nell’industria o da parte dei distributori, è molto meglio concentrarsi sul prezzo industriale. Ed è quello che faremo nei prossimi paragrafi.

Come al solito ci avvarremo dei prezzi pubblicati quotidianamente dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy.[1]

 

Il confronto con il prezzo del petrolio

Cominciamo confrontando i prezzi industriali con il prezzo internazionale del petrolio. È quanto è rappresentato nel GRAFICO 1.

Le linee rappresentano l’andamento dei prezzi da metà novembre a oggi. La linea rossa più in basso è quella del petrolio[2]. Non significa che il suo prezzo è più basso di quello dei carburanti: è semplicemente in una scala diversa (quella indicata sull’asse di sinistra; a destra, invece, è riportata quella dei carburanti).

I prezzi dei carburanti sono quelli industriali medi praticati dai distributori italiani. Il loro andamento generale è discendente, il che significa che nel corso di questi mesi il prezzo della benzina praticato dalle compagnie e dai distributori è stato tendenzialmente in diminuzione. D’altra parte, anche il prezzo del petrolio, in questo periodo, è sostanzialmente sempre diminuito. Ci sono due punti anomali, all’inizio di dicembre e all’inizio di gennaio. Sono esattamente i due giorni in cui sono entrati in vigore i due rialzi delle accise. Non subito i distributori si sono adeguati, perciò in quei giorni ci sono state delle improvvise cadute dei prezzi industriali. A gennaio, dopo la caduta del 1° dell’anno, i prezzi hanno ripreso a risalire, anche se rimanendo sempre sotto i livelli di dicembre. In quel periodo però il prezzo del petrolio era ancora in sostanziale costante discesa. Questa non è un’anomalia?


GRAFICO 1: l’andamento del prezzo della benzina confrontato con quello del petrolio; tutti i prezzi sono in euro, ma la scala del petrolio è indicata a sinistra, mentre quella dei carburanti a destra. (Fonte: L’Irriverente su dati del Ministero delle Imprese e del Made in Italy)

 

 

Il rapporto tra il prezzo industriale della benzina e quello del petrolio

Il GRAFICO 2 cerca di capire più esattamente se c’è stata qualche anomalia nel rapporto tra il prezzo dei carburanti e quello del petrolio. In questo grafico è rappresentato proprio il rapporto tra il prezzo industriale dei carburanti e quello del petrolio. Quanto più il rapporto è alto, tanto più il prezzo dei carburanti è anomalo; quanto più è basso, tanto meno il prezzo del carburante recupera il costo della materia prima.

In questo grafico abbiamo rappresentato solo i due carburanti più costoso e meno costoso, l’andamento degli altri è sostanzialmente identico. Nonostante i sali-scendi del rapporto, è evidente come esso a gennaio si sia assestato sostanzialmente allo stesso livello di novembre, cioè precedente al rialzo delle accise.

Pertanto, il livello generale del prezzo industriale, in questo momento, non è significativamente anomalo.


GRAFICO 2: il rapporto tra il prezzo della benzina e quello del petrolio. Nel grafico sono rappresentati i due carburanti con il prezzo più alto e quello più basso (Fonte: L’Irriverente su dati del Ministero delle Imprese e del Made in Italy)

 

 

Il posizionamento dei prezzi dei distributori

Tutto quanto stiamo dicendo è relativo ai prezzi medi. Ma non è che c’è qualche distributore che fa il furbetto più degli altri? Ricordiamo sempre che il prezzo è libero, quindi i distributori, se lo volessero, avrebbero la piena libertà di praticare anche un prezzo di 4 euro al litro … si perderebbero tutti i clienti, però … Ciò che è più importante è verificare se c’è un allineamento sui prezzi o sui loro aumenti. Perché una situazione di questo genere sarebbe rivelatrice di un accordo (tacito) tra distributori. È quanto abbiamo provato a illustrare con il GRAFICO 3. Per ciascun carburante, illustriamo il prezzo praticato da tutti i distributori italiani l’11 gennaio e il suo aumento rispetto al 28 settembre, cioè prima del rialzo delle accise.

Ricordiamo che stiamo sempre parlando dei prezzi industriali, quindi l’effetto delle accise non dovrebbe essere percepito. La stragrande maggioranza dei distributori ha diminuito il prezzo: solo una sparuta quantità di essi si trova sopra la linea dello zero. In prevalenza la diminuzione è stata fino a 50 centesimi al litro, con punte anche superiori. Ci sono anche casi di aumenti anomali. Tuttavia, appunto, costituiscono singolarità anomale, non una tendenza generale. Anche i prezzi sono estremamente variabili, non si può certo dire che i distributori si siano messi d’accordo per costituire un cartello e praticare tutti un prezzo alto. In rosso si distinguono i distributori autostradali, i cui prezzi si posizionano nell’area dei prezzi più cari, ma non si distinguono in modo esagerato rispetto a tutti gli altri.

I grafici, dunque, mostrano che non ci sono stati comportamenti scriteriati da parte dei distributori, tanto meno speculazioni o accordi clandestini per praticare un prezzo ingiustificatamente alto.


GRAFICO 3: il prezzo della benzina (industriale) praticato dai distributori. In ascissa è rappresentato il prezzo praticato l’11 gennaio; in ordinata l’aumento (o la diminuzione) rispetto al 28 settembre, quando la riduzione delle accise era quella stabilita dal Governo Draghi. In rosso sono evidenziati i distributori autostradali (Fonte: L’Irriverente su dati del Ministero delle Imprese e del Made in Italy)

 

E rispetto a dicembre?

Qualcuno potrebbe pensare che però tra dicembre e gennaio le cose sono andate diversamente. Non è così. Riproduciamo nel GRAFICO 4 esattamente gli stessi dati del grafico precedente, ma confrontando i prezzi dell’11 gennaio con quelli del 29 dicembre. Non li commentiamo, perché nell’insieme sono sostanzialmente simili.


GRAFICO 4: il prezzo della benzina (industriale) praticato dai distributori. In ascissa è rappresentato il prezzo praticato l’11 gennaio; in ordinata l’aumento (o la diminuzione) rispetto al 29 dicembre, quando la riduzione delle accise era ancora parziale. In rosso sono evidenziati i distributori autostradali (Fonte: L’Irriverente su dati del Ministero delle Imprese e del Made in Italy)

 

 

Conclusioni

Insomma, per l’ennesima volta dobbiamo ribadire che, anche sulla base dell’analisi dei prezzi industriali, non ci sono state e non sono in corso né speculazioni né cartelli o accordi clandestini. Tutto ciò che è accaduto è che il Governo Meloni non ha voluto prolungare le riduzioni delle accise (una tassa, lo ricordiamo, citando il Prof. Baldassarri, che costituisce l’equivalente di una moderna tassa sul sale!), riduzioni introdotte dal Governo Draghi. Poi, sempre il Governo Meloni, ha scatenato un pandemonio per la semplice ragione che non ha saputo assumersi le proprie responsabilità dinanzi ai cittadini. Anzi, ha cercato un capro espiatorio. E su questo non possiamo che ribadire il nostro schifo.

Ora, per cercare di salvare capre e cavoli, il Governo adotta misure completamente strampalate e inutili. Imporre di esporre un prezzo medio (nazionale o regionale che sia, non cambia nulla) non darà agli automobilisti nessuna informazione rilevante. Sguinzagliare la Guardia di Finanza a controllare chissacché non avrà alcun effetto.

In questi casi, l’unico vero provvedimento che aiuta il mercato e i cittadini è la promozione di una sana concorrenza, in questo caso tra i distributori. Ma, a quanto, pare, di queste cose dalle parti di certi Palazzi non hanno la benché minima consapevolezza. E si assumono provvedimenti con la stessa visione di chi gioca a mosca cieca.

 

Grafici elaborati in Tableau Public
© L’Irriverente, 2023

 

 

[1] I dati sono disponibili al link: https://www.mise.gov.it/index.php/it/open-data/elenco-dataset/carburanti-prezzi-praticati-e-anagrafica-degli-impianti?wsdl?wsdl.

[2] In particolare, è quella del petrolio Brent negoziato nella borsa di Londra.

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