Commentando i dati sull’inflazione in Europa, abbiamo rilevato come i prezzi delle tariffe di energia elettrica in Italia fossero cresciuti più che in qualunque altro paese europeo. In Italia, a dicembre, le bollette di energia elettrica sono aumentate del 165%, contro una media del 32,1% dell’Unione Europea e del 29,6% dell’Area Euro. Gli aumenti in Italia sono stati pari a 5 volte gli aumenti di tutti gli altri paesi dell’Unione. Una cosa abnorme. Meno macroscopici, ma comunque impressionanti, anche i dati sugli aumenti delle tariffe di gas.
Al confronto europeo degli aumenti delle tariffe di energia abbiamo già dedicato un articolo.
Riportiamo qui di seguito le due mappe che illustrano i dati dell’aumento delle tariffe di energia elettrica e di gas in Europa. Le due mappe sono corredate di una tabella che riporta i dati di dettaglio di ciascun paese.
Come si può notare, nel caso dell’energia elettrica l’Italia spicca con il suo rosso e si ritrova in cima alla tabella. Nel caso del gas, si distingue la Repubblica Ceca, ma l’Italia è comunque tra i paesi in cui le tariffe sono cresciute di più.
Come spiegare gli aumenti che sono verificati in Italia? Abbiamo provato a confrontare l’aumento dei prezzi al consumo con quelli alla produzione. Per farlo ci siamo avvalsi dei dati che l’Istat pubblica, sia relativi all’inflazione, cioè sull’aumento dei prezzi al consumo, sia quelli relativi ai prezzi alla produzione e all’importazione[1].
I prezzi dell’energia elettrica
Nel caso dell’energia elettrica, l’Istat distingue due indici di prezzi al consumo, uno per il mercato libero e l’altro per la maggior tutela; inoltre ha un indice relativo ai prezzi alla produzione, comprensivo anche dei prezzi alla distribuzione. Come si può notare dal GRAFICO 1, all’inizio del 2021 tutti gli indici erano nei dintorni di quota 100. Addirittura, a luglio, mentre i costi alla produzione (la linea rossa) saliva e anche la tariffa di maggior tutela saliva, i prezzi delle tariffe sul mercato libero calavano di prezzo.
A partire da maggio, i costi alla produzione hanno cominciato a salire, ma la vera spinta l’hanno avuta prima a ottobre 2021 e poi a gennaio 2022. Si noti: siamo sempre prima della guerra di aggressione della Russia all’Ucraina. Ormai, a questo punto, i prezzi alla produzione sono più che doppi rispetto a un anno prima. Scoppia la guerra e, dopo un periodo di stasi, i prezzi alla produzione riprendono a salire. Tra giugno e settembre hanno un altro guizzo, tanto che arrivano a più del triplo rispetto a gennaio 2021. Da ottobre calano drasticamente, ma rimanendo ai livelli di inizio anno (la serie si conclude a novembre 2022).
La tariffa di maggior tutela (la linea verde) segue abbastanza pedissequamente le oscillazioni dei costi di produzione. A gennaio 2022 i suoi prezzi sono più che raddoppiati, come quelli alla produzione. Poi scendono un po’ e rimangono lì fino a ottobre, quando, con l’ultimo aggiornamento da parte di ARERA, hanno un guizzo e quasi triplicano.
Il grande balzo in avanti delle tariffe sul mercato libero
Le tariffe sul mercato libero (la linea blu) seguono gli andamenti dei prezzi alla produzione, ma restando sempre sotto la tutela, sintomo che i loro prezzi crescono di meno, visto che all’inizio del 2021 sono più o meno allo stesso livello, con indice 100. E infatti, a gennaio 2022, mentre i prezzi alla produzione e la tutela sono più che triplicati, quelli sul mercato libero sono aumentati soltanto del 30%. Poi però prendono a salire inarrestabilmente, incuranti delle oscillazioni dei prezzi alla produzione.
A maggio il loro indice raggiunge quello della tutela a quota 190 (con un amento del 90%) e continua a salire. A settembre l’indice del mercato libero raggiunge quota 247, cioè i prezzi di queste tariffe sono ormai aumentati del 150%; d’altra parte i prezzi alla produzione sono triplicati.
Ma è a questo punto che si verifica il ribaltamento del quadro. Mentre i prezzi alla produzione calano e la tariffa di tutela sale da un indice di 190 a un indice di 289, quello del mercato libero passa da 247 a 402! In un solo mese, mentre la maggior tutela cresce del 52%, le tariffe del mercato libero crescono del 63%. Rispetto a gennaio del 2021, ormai, i prezzi alla produzione, un mese prima, erano triplicati (ora, però, stanno calando). La maggior tutela è anch’essa quasi triplicata. Le tariffe sul mercato libero, invece, sono ormai più che quadruplicate di prezzo.
Il prezzo del gas
Il caso del gas è meno eclatante rispetto all’energia elettrica. Il prezzo delle sue tariffe è cresciuto molto, pur in linea con gli altri paesi, per quanto rimanga tra quelli cresciuti di più in Europa. Anche l’analisi degli andamenti dei prezzi al consumo rispetto ai prezzi alla produzione è piuttosto complicata. I prezzi alla produzione sono costituiti, da una parte dall’importazione di gas, dell’altra dalla sua distribuzione. Sul versante dei prezzi al consumo, fino a dicembre 2021 l’Istat calcolava un unico indice per le tariffe di gas e solo a partire da gennaio 2022 ha iniziato a distinguere la tariffa di maggior tutela da quelle sul mercato libero.
Il grafico mostra come sul versante della produzione ciò che è enormemente aumentato di prezzo è il costo della distribuzione. Tuttavia, in verità, il costo che più incide per gli operatori è il cosiddetto costo della materia prima, cioè il prezzo all’importazione di gas. Anche per questo dato disponiamo solo da gennaio 2022. All’inizio dell’anno il suo prezzo era in calo, poi da aprile ha cominciato a salire. Ha raggiunto il suo apice a settembre, quando l’indice ha raggiunto quota 345, con un aumento del 61% rispetto a inizio anno. Ma poi è tornato a scendere.
In questo stesso periodo la tariffa di maggior tutela è calata sistematicamente. Al contrario, le tariffe sul mercato libero hanno continuato a salire di prezzo, con il guizzo più impressionante tra settembre e ottobre (100 punti indice in un solo mese, come nel caso dell’energia elettrica). Rispetto a inizio anno le tariffe sul mercato libero sono aumentate del 130%, cioè sono abbondantemente più che raddoppiate, a fronte di una materia prima che era aumentata al massimo del 60% nello stesso periodo e poi era tornata a scendere.
Conclusioni
Per quanto il caso del gas sia un po’ più complicato, il confronto tra i prezzi alla produzione e quelli al consumo è eloquente. Soprattutto nel caso dell’energia elettrica, i prezzi al consumo hanno subito un incremento spropositato, che non trova alcuna giustificazione nell’aumento dei prezzi alla produzione. L’aumento ha riguardato in particolare le tariffe sul mercato libero, assai meno la maggior tutela. Proprio per questa circostanza si parla di extra-profitti degli operatori di energia. Di per sé l’espressione è un po’ un contro-senso: le aziende devono fare profitti. Qualunque profitto extra per un’azienda è manna dal cielo. Il punto qui è che questi profitti sembrano derivare da comportamenti di tipo speculativo, sintomo di un’alterazione della concorrenza del mercato.
Detto in altri termini. A fronte del fatto che tutti gli operatori alzavano i prezzi in modo spropositato, come mai non ce ne è stato nessuno che è stato indotto ad abbassare i propri per divenire più competitivo e appetibile per i clienti? Il fatto che ciò non sia accaduto è un pessimo sintomo dell’effettiva natura concorrenziale del mercato libero dell’energia.
È proprio sulla base di queste circostanze che l’Autorità Antitrust ha aperto un procedimento nei confronti delle società fornitrici di energia. Ed è su questi elementi che, ci auguriamo, ARERA, l’Autorità di regolazione del mercato dell’energia, voglia intensificare la sua vigilanza sugli operatori, in vista dell’abolizione della tariffa di tutela all’inizio del prossimo anno.
Queste circostanze confermano i dubbi che già abbiamo sollevato sulla maturità degli operatori di energia, in vista della completa liberalizzazione del mercato.
Grafici elaborati in Tableau Public
© L’Irriverente, 2023
[1] L’Istat mette a disposizione la sua banca dati all’indirizzo http://dati.istat.it/. Il comunicato stampa con i dati sull’indice dei prezzi al consumo a dicembre 2023 è disponibile al seguente link: https://www.istat.it/it/archivio/279831. Quello sui prezzi alla produzione a novembre 2023 è disponibile al seguente link: https://www.istat.it/it/archivio/279199. Quello sui prezzi all’importazione a novembre 2022 è disponibile al seguente link: https://www.istat.it/it/archivio/279883.
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