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Energia: un mercato libero immaturo

Tra un anno la Tariffa del Servizio di Maggior Tutela sarà abolita. Il mercato dell’energia dovrebbe dunque divenire interamente liberalizzato. Eppure, ci sono sintomi tutt’altro che rassicuranti sulla maturità dei fornitori di energia. In questo ultimo anno i prezzi sul mercato libero sono cresciuti in modo spropositato nell’indifferenza generale. E lo stillicidio delle telefonate fraudolente è inarrestabile. Una piaga, che rivela l’atteggiamento commerciale di questi operatori: quello di ladri di polli. Sono davvero maturi per un mercato libero?

In quanti lo sanno? Il 10 gennaio 2024 dovrebbe essere definitivamente abolita la cosiddetta Tariffa del Servizio di Maggior Tutela, sia per l’energia elettrica che per il gas. In origine il suo superamento avrebbe dovuto avvenire all’inizio di quest’anno. Poi è stato ripetutamente rimandato e oggi la data stabilita è all’inizio del 2024. In una recente audizione presso ARERA, l’Autorità regolatoria del mercato dell’energia, si è verificata una curiosa circostanza. Gli operatori del mercato libero dell’energia insistevano a sollecitare il superamento della tutela. Invece le associazioni dei consumatori frenavano. È curioso. Perché in teoria un mercato libero e concorrenziale dovrebbe tutelare i consumatori. Invece, per gli operatori sarebbe una sfida di efficienza.

Come spiegarsi una simile inversione di ruoli? In verità, il mercato libero dell’energia è estremamente anomalo. E ci sono segnali inequivocabili (e gravi) del fatto che gli operatori, in primo luogo, non sono pronti per un passaggio simile. È preoccupante che gli operatori stessi non se ne rendano conto. O forse è proprio perché ne sono consapevoli che, paradossalmente, premono per la scomparsa della tutela?

 


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Un quadro (fosco) d’insieme

Abbiamo già dedicato diversi articoli a varie tematiche relative al tema dell’energia. Abbiamo osservato come la Tariffa del Servizio di Maggior Tutela fosse stata creata in occasione della liberalizzazione del mercato. Come essa avrebbe dovuto traghettare le famiglie verso il mercato libero dell’energia, mentre è accaduto il contrario, il mercato libero si è adeguato ad essa.

Abbiamo osservato come la Tariffa del Servizio di Maggior Tutela sia estremamente complessa e come alla sua complessità, alla fine, si sono allineate anche le tariffe sul mercato libero dell’energia. La conseguenza è stata una certa reticenza delle famiglie ad affidarsi al mercato, tanto che a distanza di 15 anni dalla liberalizzazione, come rilevano indagini recenti, il 30% delle famiglie preferisce ancora la Tariffa del Servizio di Maggior Tutela. Peraltro, gli ultimi dati sull’andamento dell’inflazione mostrano che i prezzi nel mercato libero sono cresciuti in modo spropositato, assai più della Maggior Tutela.

Molti di coloro che sono passati al mercato libero dell’energia, cambiano operatore frequentemente, sintomo che hanno acquisito una certa familiarità con il mercato. Ma rimane quel terzo di famiglie italiane, che, invece, del mercato libero dell’energia non si fidano. Esse sono un sintomo che qualcosa nel mercato non funziona.

Che cosa?


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Le nubi all’orizzonte

Qualche giorno fa ho ricevuto una chiamata da un numero sconosciuto. Ne ricevo a tonnellate. Anche voi, vero? Quasi ogni giorno … Anche voi?????? … Beh, questa mi è sembrata particolarmente significativa. Mi ha risposto un giovane che mi diceva che avrebbe proceduto al mio passaggio, per l’utenza di energia elettrica, a un certo operatore, come da mia richiesta … Ovviamente, in verità, non avevo mai richiesto nulla di simile. Quando ho insistito a sapere dal giovane per conto di quale azienda mi stesse chiamando, la risposta più esplicativa che ho ottenuto è stata “un ufficio”. A quel punto gli ho fatto osservare che stavo registrando la chiamata e il giovane ha interrotto immediatamente la conversazione, senza neanche salutarmi!

Ho già denunciato l’accaduto all’Autorità Antitrust, all’ARERA e all’Autorità per la Privacy. Come tutte le volte che ricevo chiamate di questo genere. E presumo che in molti si riconoscano in questo episodio, perché circostanze simili accadono a tonnellate di persone quasi quotidianamente. È uno stillicidio. Continuo. Recentemente un colosso come Enel è stato multato per pratiche commerciali scorrette di questo tipo dall’Autorità Antitrust.

La pratica di convertire i clienti con tecniche simili, fraudolente e meschine, è diffusissima. Ma allora vien da chiedersi: quante di quelle centinaia di migliaia di cambiamenti di operatore contabilizzati dal rapporto di ARERA sono di questo tipo? Cioè, avvengono in modo fraudolento e contro la reale volontà dell’utente? Che l’Irriverente sappia, non esistono numeri su questo fenomeno, non esistono statistiche. Neppure campionarie. Il dubbio che quei numeri siano prevalentemente il frutto di un raggiro e non di una scelta volontaria delle famiglie è tutt’altro che peregrino. E non è un dubbio trascurabile.

 

 

Stato o mercato?

L’Irriverente ha in uggia ogni forma di statalizzazione. È un po’ all’antica, probabilmente, ma ritiene che ciò che è pubblico non è mai dei cittadini. Viene tipicamente accaparrato da funzionari di partito che cominciano a trattare ciò che è pubblico come roba propria. Facendone scempio. Senza che poi ci sia mai (o quasi mai) un’assunzione di responsabilità per la gestione scellerata che del bene pubblico si fa.

Non c’è nulla che tuteli di più i cittadini e i consumatori di un sano e libero mercato concorrenziale. Perché è come la natura: crea autonomamente i suoi fisiologici equilibri. Purché il mercato sia davvero libero e concorrenziale. Ci sia, cioè, una pluralità di offerte e una pluralità di richiedenti. I prezzi siano chiari. Le offerte siano trasparenti. Non ci sia una qualche forma di disparità che pone i consumatori in una posizione di debolezza. La scelta libera dei consumatori sia consapevole. Non ci siano strozzature lungo la filiera produttiva e distributiva, per cui anche tale filiera sia un mercato altrettanto libero e concorrenziale.

Lasciamo perdere l’ultimo punto, che tuttavia costituisce già di per sé una criticità. Non c’è dubbio che ci sia una pluralità di offerte e di consumatori. Ma non ci sono né prezzi chiari, né offerte trasparenti. Le aziende sono in una posizione dominante rispetto ai consumatori, perché mentre le prime hanno il pieno controllo delle tariffe e del servizio che offrono, i consumatori non ne hanno alcuno.

 

Operatori impreparati?

In particolare, a causa della struttura dei loro costi, gli operatori non sono in condizione di proporre tariffe semplici, confrontabili e controllabili. Dunque, nelle loro scelte i consumatori non sono liberi, la loro carenza informativa li pone nella costante condizione di scegliere senza sapere che cosa scegliere, né come. Come se non bastasse, approfittando della posizione di debolezza delle famiglie, troppo spesso ci sono operatori che hanno la tendenza ad accaparrarsi il cliente con la frode e con l’inganno.

Il comportamento dei prezzi in questo ultimo anno costituisce un terribile campanello d’allarme. E nessuno ne ha preteso una spiegazione. Se non si riesce ad avere un quadro limpido sulla quantità di cambi di operatore avvenuti in modo fraudolento (ed è certo che questa costituisca una piaga sanguinante di questo mercato); e se i prezzi possono crescere in modo incontrollato senza che alcuno pretenda chiarimenti … quale garanzia abbiamo che alla scomparsa della maggior tutela i prezzi non crescano in modo ancora più incontrollato e che le pratiche fraudolente non si intensifichino?

Il punto critico alla fine è la maturità commerciale degli operatori. Sono gli operatori che non sono in grado di proporre offerte semplici, comprensibili e verificabili da parte di qualunque utente. Sono gli operatori che per accaparrarsi i clienti ricorrono a pratiche ingannevoli e fraudolente. Sono gli operatori che, sul mercato libero, dinanzi alla crisi hanno reagito alzando i prezzi in modo spropositato e ingiustificato.

 

 

La necessità di una vigilanza assidua sul mercato libero dell’energia

Tutto questo significa una e una cosa sola: che le aziende, cioè gli operatori di energia sono assolutamente impreparate a stare su un mercato libero e concorrenziale. Dire che il problema sono le aziende, significa che i loro quadri dirigenti, i loro amministratori, i loro consigli di amministrazione sono assolutamente inadeguati per confrontarsi in modo concorrenziale su un mercato libero e aperto. Non sono in condizione di elaborare prezzi comprensibili alle famiglie. Non sono in condizione di promuovere campagne commerciali limpide e trasparenti. Non sono in grado di gestire i propri prezzi senza provocarne impennate sconcertati al primo soffio di vento.

In questo quadro, prima che il mercato sia davvero aperto, urge un’attività d’intenso monitoraggio da parte delle Autorità di regolazione, anzitutto ARERA e Antitrust. È imperativo categorico che queste Autorità verifichino, nell’anno che ci separa dalla completa liberalizzazione del mercato, che non ci siano stati comportamenti speculativi e pratiche commerciali scorrette nell’aumento dei prezzi registrato dall’Istat. È necessario un monitoraggio a tappeto dei passaggi al mercato libero e dei cambi di operatore, per verificare che essi non siano stati il frutto di attività fraudolente da parte degli operatori.

In questo senso ci conforta l’iniziativa dell’Autorità Antitrust che lo scorso 13 dicembre ha (finalmente!) avviato sette istruttorie e adottato sette provvedimenti cautelari nei confronti di Enel, Eni, Hera, A2A, Edison, Acea ed Engie, cioè, praticamente, tutti i più importanti operatori del mercato libero dell’energia.

 

E il Parlamento?

Soprattutto, tuttavia, urge una legge che punisca una volta per tutte, in modo rigoroso e dove fa più male, le aziende che continuano ad avvalersi dello stillicidio telefonico basato su pratiche ingannevoli per accaparrarsi i clienti. In questo momento le sanzioni sono risibili. Si impone, invece, la necessità di sanzioni serie: che colpiscano le aziende in funzione del loro fatturato (per esempio, con sanzioni pari a un terzo del fatturato degli ultimi due anni) e i loro amministratori nei loro emolumenti (per esempio, quelli degli ultimi due anni).

Si può stare certi che colpendo questi soggetti là dove sono più sensibili, il loro portafoglio, ci penserebbero seriamente, un domani, prima di imbarcarsi in pratiche commerciali di cui, se avessero un minimo di dignità, si vergognerebbero come ladri di polli. Perché, se avessero il coraggio di guardarsi allo specchio, si renderebbero conto che il loro atteggiamento (di queste aziende, cioè dei loro amministratori e dei loro consigli di amministrazione) è esattamente questo: quello di patetici ladri di polli. Cioè: non sanno essere attraenti per i loro clienti, se non con la frode e con l’inganno.

Davvero non sanno fare di meglio? Davvero vogliamo affidare un mercato interamente liberalizzato ad aziende gestite così?

 

© L’Irriverente, 2022

 

 

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